Martedì 23 aprile 2024, ore 22:36

Ismea-Svimez

Il Sud riparte dall'agricoltura: occupazione giovanile +12,9%

Non è più una sorpresa. Il Sud inverte la tendenza e va meglio del Centro Nord. Il suo Pil, la ricchezza prodotta nel territorio, è cresciuto dello 0,8%, contro lo 0,5% del Centro-Nord a cavallo tra 2015 e 2016. Un sorpasso dovuto al settore primario, l'agricoltura. Sono aumentate le produzioni dop e doc, molti giovani sono tornati alla terra e sta nascendo una nuova imprenditoria, che mira a prodotti di qualità, all'esportazione e ad attività affini, come agriturismo, energie rinnovabili, sistemazione di parchi e giradini. Certo si tratta di decimali, 0,3 punti in più, ma siamo nell'epoca dei decimali e comunque erano anni che non accadeva. A raccontare il risveglio del Sud è il Rapporto Ismea-Svimez. Ed è l'agricoltura a diventare protagonista della ripresa economica di un Mezzogiorno che è sempre ultimo nelle classifiche.

"La ripresa a Sud passa dall'agricoltura. I dati Ismea-Svimez confermano l'importanza di un settore che negli ultimi anni ha sostenuto l'economia nazionale e rilanciato quella meridionale con il protagonismo delle realtà multifunzionali e delle filiere ben integrate, che puntano sul lavoro ben tutelato, professionalizzato, retribuito. Una conferma, l'ennesima, di quanto buona impresa e buona occupazione siano indissolubilmente unite", ha commentato Luigi Sbarra, segretario generale della Fai Cisl. "I numeri del Rapporto - ha sottolineato Sbarra - mettono in evidenza come valore aggiunto, esportazioni, investimenti e occupazione giovanile crescano in corrispondenza delle aziende che investono sul lavoro di qualità. Una realtà che deve essere ben chiara ai decisori pubblici, a partire dal Governo e dall'Inps, ai quali chiediamo misure a sostegno del lavoro dignitoso, a partire dalla immediata attivazione sui territori delle funzioni della Rete agricola e della Cabina di regia, come previsto dalla Legge 199 contro il caporalato, in modo da consentire alle Parti Sociali di esercitare un ruolo più incisivo nel governo del mercato del lavoro agricolo. Va poi assicurato il necessario allargamento dell’Ape Social ai braccianti e alle tante centinaia di migliaia di donne e di uomini impegnati nell’agroalimentare, una platea di oltre un milione di addetti che restano incomprensibilmente fuori da qualunque tutela in termini di flessibilità in uscita e che si vedono negare persino lo status di lavoro gravoso. Queste storture vanno subito sanate, su questi temi l’impegno della Fai Cisl non cesserà", ha ribadito Sbarra.

In dettaglio, per la prima volta dopo molti anni, nel 2015 il Mezzogiorno è cresciuto più del resto del Paese: Il Pil del Sud registra una crescita dello 0,8%, contro lo 0,5% del Centro-Nord. Si tratta di decimali, ma il dato è estremamente significativo, perché inverte una tendenza consolidata. Protagonista della ripresa dell’economia meridionale è l’agricoltura: la sua crescita (+7,3%%) è molto maggiore di quella dell’agricoltura del Centro-Nord (+1,6%) e, nell’area, estremamente migliore di quella dell’industria (-0,3%) e dei servizi (+0,8%).

Qauttro I principali numeri della ripresa per il Rapporto Ismea-Svimez.

1) La ripartenza della produzione agricola - Nel 2015 il valore aggiunto agricolo in Italia ha superato i 33 miliardi. Tra il 2014 e il 2015 l’incremento in termini reali è stato del 7,3% contro l’1,6% del Centro Nord. Le regioni meridionali che hanno avuto gli andamenti migliori nel 2015 sono state Calabria, grazie soprattutto all’olio d’oliva, (il settore olivicolo però nel 2016 avrebbe vissuto una pessima annata con pesanti flessioni produttive, a causa di fenomeni atmosferici e legati a infestazioni di parassiti) e Campania, con aumenti del valore della produzione superiori al 40%.

2) La forte spinta dell’export - Nel 2015 le esportazioni italiane sono state pari a 36,8 miliardi (+7,3%). Nel 2015 sono cresciuti del 15,5% i prodotti agricoli meridionali (Centro Nord +9,6%) e del 7,6% quelli alimentari del Sud (Centro Nord +6,3%). In Europa il principale Paese importatore di prodotti alimentari meridionali è la Gran Bretagna. I dati del 2016 dell’export agroalimentare, recentemente resi noti dall’Istat, rappresentano un nuovo record: 38,4 miliardi (+3,9%).

3) La ripresa degli investimenti e la produttività - Nel 2015 il valore degli investimenti fissi lordi in agricoltura al Sud si è attestato su 2 miliardi e 217 milioni (+9,6% rispetto al 2014).

4) Il rilancio dell’occupazione - Nel 2015 l’occupazione agricola al Sud era pari a circa 500 mila unità (+3,8% rispetto al 2014, pari a 18 mila persone). L’aumento ha riguardato sia i dipendenti che gli autonomi, ma al Sud sono più i primi nel Centro Nord i secondi. I posti di lavoro continuano a crescere anche nel 2016 (+5,8% nel primo trimestre, +6,5% nel secondo). L’aumento riguarda soprattutto i giovani under 35 (+9,1%).

Ma c’è un dato che rassicura: il crescente protagonismo dei giovani. L’agricoltura ha assunto un ruolo di primo piano nella creazione di nuova occupazione giovanile al Sud. Un dato va valorizzato: nell’anno accademico 2015/2016 gli immatricolati all’università del gruppo agrario hanno raggiunto un livello di quasi il 20% maggiore rispetto a dieci anni prima. Nella prima metà del 2016 l’occupazione giovanile in agricoltura è cresciuta dell’11,3% in Italia, e del 12,9% al Sud. Una crescita alla quale ha dato un decisivo contributo il lavoro a tempo pieno (+14,4%). Anche il peso dell’imprenditorialità giovanile agricola è in forte crescita: quasi 20 mila imprese il saldo positivo al Sud dei primi mesi del 2016. ”Il maggior contributo - dice il Rapporto Ismea-Svimez - è venuto dalla Basilicata, dalla Calabria e dal Molise, seguite a ruota da Campania, Sicilia e Sardegna. Ma, nonostante questi andamenti incoraggianti, l’inerzia degli squilibri del passato li rende comunque insufficienti ad assicurare un adeguato ricambio generazionale. Si tratta di un fenomeno preoccupante, a cui si sta tentando di rispondere con misure dedicate al primo insediamento e con politiche di sostegno e detassazione dell’imprenditoria giovanile. L’attrazione che l’agricoltura esercita nelle giovani generazioni è l’elemento da cui partire per rafforzare un quadro che fa ben sperare sul versante occupazionale”.

La diversificazione del settore agricolo si sta sviluppando sempre più nel corso degli ultimi anni: energie rinnovabili, agriturismo, agricoltura sociale sistemazione di parchi e giardini. Nel Sud queste attività connesse alle aziende agricole valgono 958 milioni e concorrono per il 5% al Valore aggiunto del settore primario. In questi ambiti, però, il Mezzogiorno è ancora indietro rispetto al Centro Nord: emblematico il caso degli agriturismi, che nelle aree meridionali sono meno del 20% del totale nazionale.

Infine Igp e Dop al Sud. Secondo il Rapporto Ismea-Svimez, nel Mezzogiorno, le Indicazioni Geografiche Protette sono 41, le Denominazioni di Origine Protetta 65. Oltre il 70% dei riconoscimenti riguarda 4 Regioni, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. La categoria più numerosa è quella degli ortofrutticoli, 47, seguita dagli oli, 26, e dai formaggi, 14. Tra i primi 5 prodotti che in Italia determinano da soli oltre il 60% del fatturato all’origine, ve ne è uno solo meridionale, la mozzarella di bufala. Per quanto riguarda i vini, sono Puglia e Sicilia i due bacini meridionali più rilevanti. Tra le prime 10 Dop solo 2 sono meridionali, Montepulciano d’Abruzzo e Sicilia.

( 21 febbraio 2017 )

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