Era considerato un incontro molto atteso dopo l'allarme lanciato dall'Ocse sui rischi di recessione per l'Italia. Il confronto tra il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker e il premier Conte ha avuto al centro proprio le condizioni dell'economia."Sono leggermente preoccupato per il fatto di vedere che l'economia italiana continua a regredire e auspico che le autorità italiane facciano sforzi supplementari per mantenere in vita la crescita italiana", ha detto Jean Claude Juncker alla fine dell'incontro a Palazzo Chigi. Poi, quasi ad addolcire la sua critica: "Tra Italia e Commissione Ue è grande amore, bisogna dirlo a tutti i ministri italiani". Riferimento implicito ai due ministri e vicepremier, Di Maio e Salvini, con cui il presidente della Commissione ha avuto scontri ripetuti nei mesi scorsi.
Conte ha anche spiegato che "il governo aveva previsto il rallentamento del debito pubblico per questo ha elaborato una manovra che vuole perseguire una politica espansiva, ma responsabile, approvando misure di cui il paese necessitava da troppi anni per ristabilire equità sociale". E ha detto che "in settimana confidiamo di approvare il decreto crescita con misure in grado dare impulso a crescita e effettiva e potenziale".
Il presidente del Consiglio, con evidente riferimento alla Germania, ha aggiunto: "Con Juncker abbiamo parlato del rallentamento dell'economia mondiale, che l'intera l'Eurozona si trova ad affrontare; un rallentamento economico dovuto alla guerra dei dazi" che ha portato a una "significativa battuta d'arresto per diversi settori dell'industria manufatturiera. Per reagire a questa fase di rallentamento, occorrerebbe che gli Stati membri che hanno maggiore spazio fiscale lo utilizzino". Per il premier italiano, subito dopo, un altro confronto difficile sui temi economici: il faccia a faccia con Gurria, segretario generale dell'Ocse, che ieri ha avuto parole dure sulle misure chiave del governo gialloverde, in particolare per quota 100.
"L'obiettivo di una crescita sostenuta, stabile, duratura richiede investimenti produttivi e redistribuzione: non ci sono scorciatoie. Bisogna agire sulle leve delle infrastrutture, delle politiche industriali e del lavoro, di una fiscalità capace di rilanciare capitale produttivo e consumi dove maggiori sono le potenzialità di crescita. La Cisl chiede un netto cambio di marcia nelle politiche economiche del Governo, con misure e risorse adeguate nel decreto crescita e nello sblocca cantieri. Già troppi i ritardi", ha ribadito Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl,. "C'è una questione Lavoro da affrontare con la massima urgenza e al riparo da scontri di maggioranza. Assolutamente inconcepibile l'inerzia con cui si affronta questo tema: si cominci a sbloccare il decreto interministeriale sugli ammortizzatori già finanziati per le 18 aree di crisi complesse. Da mesi si assiste a uno stallo insensato, che lascia a reddito zero oltre 60 mila lavoratori". Secondo Luigi Sbarra, "bisogna dare gambe solide alla coerenza e aprire a una grammatica partecipata dello sviluppo".
Il premier Conte e Juncker hanno parlato anche di Tav. Il presidente del Consiglio ha spiegato che in Italia è in corso "riflessione supplementare" e che alla fine ci sarà un confronto con la Francia e l'Unione europea. Juncker ha replicato che "la Torino-Lione non è un progetto ideologico, è un progetto tecnico. Abbiamo concordato che i ministri di Italia e Francia parlino tra loro e poi con la commissaria Ue per vedere quale soluzione si può trovare. Lascio alla cura di francesi e italiani trovare un accordo".