Rilanciare l’occupazione e gli investimenti per dare un futuro al Paese. Questo, anche in vista dello sciopero degli edili di domani, l’obiettivo dell’incontro di ieri sera tra Cgil Cisl Uil e il ministro del lavoro Di Maio.
Tra i temi affrontati, anche quello del salario minimo, al centro in questi giorni delle audizioni in Commissione Lavoro del Senato. L’ipotesi di fissare per legge un salario minimo, uguale per tutti, non convince affatto sindacati e imprese che respingono il principio di una legge che entra nel campo della contrattazione. Cgil, Cisl e Uil si dicono fortemente preoccupate da probabili effetti collaterali pericolosi. E puntano il dito sulla proliferazione di contratti ”poco e per nulla rappresentativi”.
E poi, sottolineano, non c’è da tenere conto solo della paga base ma anche di tutte le altre voci, compreso il welfare contrattuale.
La leader della Cisl, Annamaria Furlan ha ribadito: ”Ci sono i minimi tabellari dei contratti nazionali, che coprono circa il 90% dei lavoratori, da estendere al rimanente 10% circa”.
In Commissione al Senato l’Istat ha sostenuto che l’introduzione del salario minimo rischierebbe di essere un incentivo per il sommerso; e comporterebbe un aggravio di costi per circa 1,5 milioni di imprese.
Per l’Inapp se si dovesse fissare il salario orario minimo legale a 9 euro ci sarebbero adeguamenti al rialzo per il 25% dei dipendenti delle imprese fino a 10 dipendenti e solo per il 3% di quelli delle imprese più grandi. Il presidente Sacchi ha ricordato che ”esiste in Italia una sorta di salario minimo, in corrispondenza del minimale contributivo (7,3 euro lordi)”.