Martedì 23 aprile 2024, ore 17:13

Conti pubblici

Manovra, è muro di gomma tra Roma e Bruxelles

Sono circa un migliaio gli emendamenti alla legge di bilancio dichiarati inammissibili, sui 3626 presentati in commissione alla Camera. E' quanto emerge dalla seduta della commissione Bilancio, nel corso della quale sono state dichiarate le inammissibilità: sono dunque circa 2600 gli emendamenti ammissibili. Tra le proposte di modifica, 374 sono state bocciate perché estranee per materia, 640 per carenza o inidoneità delle coperture. Entro oggi i gruppi devono indicare gli emendamenti segnalati: 700 in totale.

"In questa Legge Finanziaria si investe troppo poco, si bloccano infrastrutture che invece sono fondamentali per unire il Nord ed il Sud del nostro paese ma anche l’Italia col resto dell’Europa. Si taglia poi l’industria 4.0, ci sono inoltre tagli a scuola, formazione, innovazione a quello che serve per far ripartire il Paese", ha dichiarato la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, a margine degli attivi unitari di Cgil Cisl Uil di Genova.

"In questa piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil su cui oggi a Genova stiamo discutendo il tema è la crescita. Noi chiediamo al Governo di concentrare tutte le risorse o parte di queste che sono contenute nella legge finanziaria alla crescita, allo sviluppo e di conseguenza al lavoro"."Quindi più investimenti nelle infrastrutture in modo particolare questa è una città ed una regione fortemente coinvolta in termini negativi nel blocco alle infrastrutture che ha posto il Governo ma servono anche investimenti in innovazione, ricerca e formazione cioè sui tasti che davvero creano sviluppo, crescita e lavoro".

Poi la situazione dei mercati. "Mi sembra evidente che ci troviamo in una situazione davvero complicata. Sale lo spread in modo significativo e di conseguenza chi pagherà tutto questo saranno da una parte le famiglie italiane perché salgono i mutui, e dall'altra le imprese per i prestiti. Quindi è evidente che il dato di preoccupazione c'è tutto",ha detto però ai microfoni di Radio Uno. "Domani vedremo cosa dirà l'Europa sulla manovra del Governo. Una cosa è certa: - ha proseguito Annamaria Furlan - un altro giudizio negativo, più lo spread che aumenta, la produzione industriale che frena e di conseguenza anche l'occupazione, sono tutti fattori che ci fanno dire che l'Italia deve investire su crescita e sviluppo, cosa che non sta avvenendo". "Stamattina ero a Genova, domani sarò a Trieste a discutere della manovra e di quelle che sono le proposte alternative di Cgil, Cisl, Uil. Bisogna puntare di più sulle politiche per la crescita, sulle infrastrutture che è assurdo bloccare come sta facendo il Governo, mentre sappiamo tutti che, invece, l'Italia ne avrebbe bisogno".

E questa è la settimana decisiva per i rapporti tra Roma e Bruxelles. Domani potrebbe infatti essere il giorno della verità: la Commissione pubblicherà, come previsto, il suo parere sulla manovra gialloverde ma non si esclude che possa anche richiedere, da subito, l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per mancato rispetto della regola del debito. Toccherebbe poi all'Eurogruppo del 3 dicembre affrontare formalmente la questione. I tempi non sono certi, così come non è ancora certo nemmeno l'avvio della procedura, anche se in molti ambienti, in Europa come in Italia, sembra ormai quasi scontato. Il governo giocherà comunque fino all'ultima carta a sua disposizione per cercare di convincere l'Europa della fondatezza delle sue scelte. Il Mef lo ha già fatto nel Rapporto sui fattori rilevanti richiesto e inviato a Bruxelles pochi giorni fa, e il ministro dell’Economia Tria lo ha fatto anche ieri nella riunione con i colleghi di altri Paesi dell’area euro, dimostratisi finora tutt'altro che comprensivi rispetto alle scelte di bilancio italiane.

Qualunque sarà il giudizio espresso dalla Commissione, la legge di bilancio seguirà intanto probabilmente senza troppe interferenze esterne il suo percorso parlamentare. Malgrado le tensioni interne alla maggioranza, Lega e M5S sembrano determinati in Parlamento a non stravolgere minimamente i capisaldi del provvedimento.

 

( 20 novembre 2018 )

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