Giovedì 18 aprile 2024, ore 7:47

Economia

Manovra: spunta l’ipotesi di contratti a tempo più cari

Ora spunta l'ipotesi di rincarare il costo dei contratti a tempo, con l' obiettivo di incentivare le assunzioni stabili. E' quanto si apprende da ambienti vicini al dossier. La misura potrebbe trovare spazio in manovra, ma viene spiegato che ancora non sono state prese decisioni. Si tratterebbe di un rialzo dell'aliquota contributiva aggiuntiva (1,4%) prevista nei contratti a tempo determinato e oggi destinata alla Nuova assicurazione sociale per l'impiego (Naspi). Così il rapporto di lavoro a termine diventerebbe meno conveniente a vantaggio di quello a tempo indeterminato.

“Stabilizzare il lavoro dei giovani è da sempre l’obiettivo della Cisl. Ben venga dunque l’ipotesi di far costare di più i contratti a tempo determinato con l’obiettivo di incentivare le assunzioni stabili dei lavoratori e delle lavoratrici con i contratti a tempo indeterminato”, ha dichiarato la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan.

“Sono anni che la Cisl - ha sottolineato - pone il tema che bisogna scoraggiare tutte le varie forme precarie e più flessibili di lavoro, rendendo invece più vantaggioso per le imprese assumere i lavoratori con un contratto a tempo indeterminato, con i giusti incentivi fiscali e contributivi. Questa è la strada che bisogna perseguire, anche per rispondere alle sollecitazioni che oggi il Presidente della Bce Mario Draghi ha rivolto ai Governi europei di rispondere con urgenza alle esigenze dei giovani. Come ha sottolineato Draghi, i giovani non vogliono vivere di sussidi ma chiedono efficaci programmi di formazione professionale ed un lavoro stabile in modo da contribuire al futuro dell’Europa ed al bene comune. Per questo speriamo che nella Legge di bilancio che il Governo predisporrà si tenga conto delle proposte che il sindacato ha fatto nel tavolo sul lavoro, dalla realizzazione delle politiche attive, al tema della formazione per tutti i lavoratori, l’alternanza scuola -lavoro, l’incremento del lavoro femminile, insieme a politiche mirate di sostegno delle aree deboli dal punto di vista occupazionale a partire dal Mezzogiorno”

Per il resto, un pò di crescita in più, un pò di deficit in meno da correggere. Il governo ha messo neroo su bianco le cifre macroeconomiche dell’ Italia, con la nota di aggiornamento del Def che farà da cornice alla legge di Bilancio da mandare a Bruxelles entro il 20 ottobre. L’aggiornamento delle stime sulla salute del Paese sarà migliorativo ma non cambierà di molto il sentiero stretto' che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e il premier, Paolo Gentiloni, vanno ribadendo da giorni.

Intanto l'Istat rivede la curva della crescita nel biennio 2015-2016. La crescita del Pil nell'ultimo biennio si rafforza, vista la revisione al rialzo per il 2015 (da +0,8% a +1,0%) e la conferma per il 2016 (+0,9%) e tra le leve c'è sicuramente la spesa delle famiglie, che l'Istat vede in deciso miglioramento a confronto con le stime diffuse a marzo (da +1,5% a +2,0% per il 2015; da +1,3% a +1,5% per il 2016) .Un rialzo ancora più pronunciato, un'impennata, tra il 2014 e il 2015, che poi si trasforma in una lieve flessione nel 2016. Così cambia la curva della crescita, stando ai dati aggiornati dell'Istat. Il Pil nel 2015 infatti è salito dell'1,0% e non dello 0,8% come precedentemente stimato. L'incremento per il Prodotto interno lordo nel 2016 invece è stato confermato allo 0,9%. Ecco che alla fine il 2015 è stato l'anno in cui si è registrata la perfomance migliore, anche rispetto al 2016

Nel 2016 la crescita del Pil in volume è stata pari allo 0,9%, con un risultato invariato rispetto alla stima preliminare diffusa a marzo. Lo rileva l'Istat confermando quindi il dato già noto.

Migliora rapporto debito/pil ma aumenta deficit - L'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari nel 2016 al -2,5%. Lo rileva l'Istat, segnando così una revisione in peggioramento di un decimo di punto percentuale rispetto alla stima precedente (il dato del deficit per l'anno scorso era infatti risultato al 2,4% del Pil). Il rapporto tra debito e Pil nel 2016 si è attestato al 132,0%. Così l'Istat che rivede in miglioramento di sei decimi di punto la stima precedente (132,6%). Una correzione dovuta, spiegano dall'Istat, al livello del Prodotto interno lordo.

Più forte crescita pil 2015 - L'Italia nel 2015 ha registrato una crescita dell'1,0%. Lo rileva l'Istat che così rivede in "significativo rialzo" la stima: il dato precedente si fermava allo 0,8%. Il 2015 appare quindi come l'anno che ha segnato la perfomance migliore, con uno scatto rispetto al 2014 (+0,1%). A questo punto il risultato è anche più alto a confronto con il 2016 (+0,9%), quando quindi il Pil è leggermente calato su base annua. La pressione fiscale nel 2016 è stata pari al 42,7% del Pil. Lo rileva l'Istat che così rivede in calo, in miglioramento, la stima precedente (42,9%).

( 22 settembre 2017 )

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