Giovedì 18 aprile 2024, ore 19:35

Istat

Più donne al lavoro, ma più spesso con contratti a termine

E’ risalita all’11,1% la disoccupazione a gennaio (+0,2 punti percentuali rispetto a dicembre). E’ quanto rilevato dall’ Istat, che ricorda come il tasso non fosse aumentato da luglio scorso. Anche la stima delle persone in cerca di occupazione è tornata a crescere (+2,3%, +64 mila) dopo cinque mesi consecutivi di calo. Ma, su base annua, il dato risulta comunque negativo (-147 mila). Si contano così 2 milioni e 882 mila disoccupati.

In diminuzione il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni a gennaio, sceso al 31,5% (-1,2 punti), il minimo da dicembre 2011 quando era pari al 31,2%. Sul fronte dell’occupazione l’Istat segnala “la forte crescita” per under25, che su base mensile salgono di 61 mila unità (+6%), attestandosi a 1 milione e 74 mila occupati. Tanto che il tasso di occupazione giovanile sale al livello più alto da ottobre 2012 (18,3%).

In generale, a gennaio il numero degli occupati è tornato a salire, in aumento di 25 mila unità (+0,1%) su dicembre. In particolare, sottolinea l’Istituto, “crescono in misura consistente i dipendenti a tempo determinato, mentre calano i permanenti e gli indipendenti”.

Su base annua si conferma l’aumento degli occupati (+0,7%, +156 mila) e anche qui la “crescita si concentra solo tra i lavoratori a termine (+409 mila) mentre calano gli indipendenti (-191 mila) e i permanenti (-62 mila)”. I dipendenti a termine toccano i 2,9 milioni, aggiornando il record assoluto.

Record storico anche per l’occupazione femminile, che a gennaio ha toccato il 49,3%, mentre il tasso di inattività delle donne è sceso al 43,7%, anche in questo caso un minimo assoluto. Il tasso di occupazione delle donne resta comunque di quasi 20 punti percentuali inferiore a quello degli uomini (67%).

Nell'insieme, osserva il segretario confederale Cisl, Gigi Petteni, "tali dati mensili confermano le tendenze di più lungo periodo. L’occupazione è tornata oramai sopra i 23 milioni e questo è senza dubbio un ottimo risultato se si pensa che nel momento più difficile della crisi occupazionale, a settembre 2013, gli occupati erano scesi a  22.119.000. Abbiamo quindi quasi un milione di occupati in più rispetto a quattro anni fa, ma mentre  nel 2015 e nel 2016 la crescita è stata trainata dal lavoro a tempo indeterminato, sotto l’effetto degli incentivi, nel 2017 ed in questo inizio di 2018 sono i contratti a termine gli unici a crescere a spese del lavoro stabile che ora inizia addirittura a calare. Forse su questo trend incide, oltre alla riduzione degli incentivi ed alla ripresa economica non ancora consolidata, l’incertezza del quadro politico, essendo da sempre le regole del lavoro al centro di uno scontro ideologico poco comprensibile. Le aziende sono in attesa di un quadro politico più chiaro".
 

(Approfondimento domani su Conquiste Tabloid)

( 1 marzo 2018 )

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