Venerdì 19 aprile 2024, ore 6:23

Recovery 

Piano italiano a Bruxelles 

Dopo il passaggio finale in Consiglio dei ministri, è stato consegnato ieri a Bruxelles il Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia: 191,5 miliardi da spendere, da qui al 2026, per avviare con investimenti e riforme il rilancio del Paese e superare il duro colpo inferto dalla pandemia.
Già il 18 giugno, nella riunione dell’Ecofin, potrebbe arrivare il via libera al piano. L’auspicio del Governo è accedere entro l’estate, alla prima tranche di anticipo dei fondi, che in totale per l’Italia potrebbe arrivare a 25 miliardi nel 2021. Ma fin da subito per il governo parte la difficile sfida delle riforme, in una road map complessa sia per i tempi di realizzazione sia per le distanze politiche da colmare nella maggioranza, su temi come giustizia e fisco. Poi partirà il percorso dell’attuazione, anche quello difficilissimo, perché se si sfora il cronoprogramma si perdono i fondi. Se l’Italia fallisce, ha avvertito a più riprese Draghi, fallisce l’intera impresa avviata dall’Ue.
Il premier ha portato giovedì il piano in Cdm per la presa d’atto finale, dopo l’illustrazione al Parlamento. E insieme al Pnrr il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che istituisce il fondo complementare al Recovery plan da 30,6 miliardi che finanzierà, fino al 2033, i progetti che per i tempi di realizzazione o per la natura degli interventi non potevano entrare nel Piano. Per il 2021 il fondo potrebbe essere alimentato con un primo finanziamento fino a 5 miliardi (ma la cifra potrebbe essere inferiore). Si tratta comunque di risorse destinate ad avere grande impatto sul territorio, dai fondi per le aree colpite dal terremoto, a quelli per il rifacimento delle strade e la sicurezza stradale. Gli enti locali, a partire dalle Regioni, vogliono avere voce in capitolo. Nel fondo extra - finanziato dall’Italia - rientrano 31 investimenti che vanno dal 5G alla tecnologia satellitare, dal rinnovo delle flotte di bus e navi all’Ecobonus, fino ai fondi per l'alta velocità Salerno-Reggio Calabria e un sistema di monitoraggio da remoto di ponti, tunnel e viadotti. E ancora: dalle polis, case di servizi per la cittadinanza digitale nei comuni più piccoli, a finanziamenti per la sanità e gli ospedali. In particolare il dl sul fondo extra Recovery contiene una parte dei finanziamenti previsti da qui al 2022 per il Superbonus al 110% e stabilisce che gli eventuali minori oneri rilevati a seguito del monitoraggio degli effetti finanziari siano vincolati alla proroga del termine della fruizione dell’agevolazione, da definire con successivi provvedimenti legislativi nei limiti dei risparmi risultanti.
Per l’Italia è importante essere nel gruppo di testa in ordine di presentazione, perché così avrà più chance di accedere alla prima tranche di anticipo delle risorse in programma a luglio.
Ma ancora alcuni passi devono essere compiuti prima di iniziare a spendere. In particolare, il nostro Paese sarà giudicato sulle riforme.
A maggio bisognerà mettere a punto il decreto sulla governance del Piano, con il nodo politico ancora da sciogliere della composizione della cabina di regia che, a Palazzo Chigi, avrà la supervisione. Sempre a maggio sono attesi il varo del decreto Imprese sulla base dell'ultimo scostamento di bilancio e i decreti su Pa e semplificazioni. Poi entreranno nel vivo riforme come il fisco e la concorrenza, da completare entro luglio, e la giustizia, attesa entro settembre. In realtà la riforma del processo civile e penale è già stata incardinata da più di un anno in Parlamento ma - a dare la misura dell’entità dell'impresa - si registra in commissione alla Camera un nuovo rinvio degli emendamenti sul ddl penale. Spetterà alla ministra Cartabia sbrogliare la matassa: una proposta sulla prescrizione è attesa nelle prossime settimane.
Giampiero Guadagni

( 30 aprile 2021 )

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