Giovedì 25 aprile 2024, ore 11:05

Lavoro

Quella ”tassa piatta” che funziona

Puntualmente i sindacati parlano della bontà della contrattazione (anche per frenare le mire del Governo di regolare i contratti con provvedimenti legislativi) ma quando arrivano i dati che ne supportano l’efficacia squillano le trombe. Parliamo dei 2.038.647 lavoratori dipendenti del settore privato che, nel 2017, hanno percepito premi di risultato detassati (che prevedono un’aliquota ridotta al 10 per cento), con un aumento dell'11,6 per cento rispetto al 2016 e che rappresentano il 9,3 per cento dei 21.817.742 lavoratori che hanno percepito un reddito da lavoro dipendente e assimilati. Lo fotografa uno studio dell'Ocsel, l’Osservatorio sulla contrattazione di secondo livello della Cisl sui dati forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il valore medio del premio di risultato percepito è stato di 1.270 euro annui nel 2017 contro i 1.040 euro del 2016. Un valore che è mediamente pari al 6,2 per cento della retribuzione annua percepita dai lavoratori.

La ricerca sottolinea dunque una crescita della platea interessata e del valore del premio con risultati concreti di aumento dei salari. "L’analisi svolta dalla Cisl tramite l’Osservatorio Ocsel sulla effettiva erogazione dei premi di risultato e di produttività erogati ai lavoratori italiani nel 2017 evidenziano una crescita in quell’anno sia della platea di lavoratori interessati (oltre 2 milioni di dipendenti) sia del valore del premio mediamente erogato e tassato solo al 10 per cento (1.270 euro contro i 1.040 euro del 2016)”, dichiara Luigi Sbarra, Segretario generale aggiunto Cisl.

“I dati testimoniano come, in questi anni, sia in crescita il valore della contrattazione aziendale finalizzata ad alzare i salari in rapporto alla produttività e ci spronano a sviluppare e a irrobustire questa strategia contrattuale. – aggiunge Sbarra - Questa è la vera “tassa piatta” che ci piace, quella che aumenta i salari reali e il welfare percepito dai lavoratori a fronte degli oltre 40 mila accordi aziendali che il sindacato è riuscito a negoziare in questi anni. Chiediamo a questo governo di aprire un confronto con tutte le parti sociali per riflettere su come stimolare ulteriormente lo sviluppo della contrattazione decentrata”.

Per il sindacato, rimangono scoperte “troppe aree produttive e del paese” (in particolare le Pmi, le microaziende e le realtà produttive presenti nelle regioni del Mezzogiorno) nelle quali sono “troppo pochi” i lavoratori raggiunti da questi benefici fiscali. La strada da proseguire è chiara per la Cisl e ma bisogna fare di più. Anzi. “Siamo pronti a definire accordi innovativi che possano, tramite soprattutto la contrattazione territoriale, moltiplicare il numero di imprese e di lavoratori coinvolti già dal 2019. - sottolinea ancora il Segretario aggiunto della Cisl - Ma anche il Governo può e deve fare di più: portare a “tasse zero” i premi salariali contrattati che incrementano la produttività è possibile ed è una buona ricetta per curare le croniche malattie dell’economia e del lavoro italiano. Rilanciare la produttività del sistema economico e i salari reali dei lavoratori è una priorità certamente superiore alla definizione di una legge sul salario minimo legale o di politiche fiscali tese a sgravare i redditi alti e che dovrebbe coinvolgere in modo più attivo e generativo parti sociali e governo”.

Sul tavolo del confronto la Cisl è pronta a portare la prossima pubblicazione del quinto rapporto Ocsel che presenterà un ventaglio di analisi triennale e fotograferà uno spaccato dei risultati della contrattazione anche territoriale.

( 19 aprile 2019 )

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