Superate almeno parte delle tensioni nella maggioranza (”ritardi e visioni di parte peseranno sulle vite delle persone”) e le divergenze con Bruxelles, il Governo chiude il Piano nazionale di ripresa e resilienza e si prepara a un vero e proprio sprint per le riforme, a partire dalle regole più semplici per assicurare la messa a terra dei fondi europei. Una delle principali preoccupazioni di Bruxelles era legata proprio alla atavica difficoltà italiana di sfruttare appieno i fondi, traducendoli in progetti e cantieri: ma le regole del Recovery parlano chiaro, e legano all’effettivo raggiungimento degli obiettivi lo stanziamento delle risorse ogni sei mesi. Ecco allora che il piano trasmesso alle Camere indica un timing serrato per le riforme, a partire dalle semplificazioni. Il primo dei decreti leggi per attuare il Recovery sarà infatti presentato, è messo nero su bianco, entro la prima settimana di maggio. Per la metà di luglio - quando dovrebbe arrivare la prima tranche da 24 miliardi di anticipo - sarà quindi pronto il nuovo set di regole per ridurre burocrazia e vincoli e tagliare i tempi per l’approvazione dei progetti. Si andrà dalla proroga di una serie di norme già in vigore dall’estate scorsa, all’istituzione di una commissione ad hoc, statale, per la valutazione di impatto ambientale per le opere del Pnrr, fino all’eliminazione degli ostacoli burocratici che hanno frenato finora l'utilizzo del Superbonus. Sulla detrazione al 110% i partiti hanno spuntato un impegno formale del ministro dell’Economia Franco a valutare la proroga al 2023 con la manovra.
Ma gli obiettivi del Recovery Plan sono ambiziosi in tutti gli ambiti, dalla banda ultralarga che dovrà raggiungere 8 milioni e mezzo di famiglie, altre 9 mila scuole e 12 mila ospedali, al riciclo della plastica. Risultati che per essere ottenuti avranno bisogno di interventi sulla regolazione che in parte, come nel caso delle Tlc, arriveranno con la legge sulla concorrenza, che tornerà annuale a partire da quella che sarà presentata alla metà di luglio. Tutti i Ministeri dovranno correre: la pubblica amministrazione vedrà cambiare le regole per reclutamento e concorsi, le carriere, la formazione, la digitalizzazione, e avrà a disposizione 1,67 miliardi tra fondi Pnrr e fondi strutturali. Mentre la giustizia sarà impegnata a rivedere l’intero sistema per tagliare i tempi dei processi, a partire dai processi civili, per eliminare uno dei freni più potenti all’attività economica. L’obiettivo è adottare le deleghe entro settembre 2021 e chiudere con tutti i decreti attuativi entro settembre 2022. Altra riforma chiave e parte integrante della ripresa sarà anche quella del fisco, che pure figura tra quelle di accompagnamento al piano (perché non utilizza direttamente le risorse europee): il Governo si impegna a presentare la delega entro la fine di luglio e a insediare una commissione di esperti per procedere rapidamente anche con i decreti attuativi, partendo dal lavoro che sta portando avanti il Parlamento con una apposita indagine conoscitiva che entro giugno dovrebbe produrre un documento finale con linee guida il più possibile condivise tra le forze politiche della larga maggioranza.
Giampiero Guadagni