Mercoledì 24 aprile 2024, ore 16:01

Economia 

Ripresa a due velocità 

La ripresa c’è, anche se a due velocità. L’Istat rivede marcatamente al rialzo le sue stime del Pil. Le previsioni per gli anni 2021 e 2022 “sono fortemente legate alle ingenti misure di sostegno agli investimenti pubblici e privati previste dal Pnrr”. A dicembre aveva fissato un +4%, ora la percentuale è ritoccata al 4,7%. Questo perché nel I trimestre l’economia è andata più forte del previsto. In un lungo report, l'istituto di statistica spiega che ”da un lato, il miglioramento del contesto internazionale ha portato a una revisione al rialzo per il commercio mondiale, per circa due punti percentuali, con un effetto positivo sull’andamento di importazioni ed esportazioni. Allo stesso tempo, la ripresa delle quotazioni del petrolio, da 41 dollari a barile a 66, ha portato a una revisione positiva del deflatore dei consumi delle famiglie”. Dall’altro lato, ”il ripristino delle misure di distanziamento sociale nel primo trimestre e il deciso miglioramento delle aspettative delle imprese sull’evoluzione del ciclo economico hanno avuto effetti sui consumi delle famiglie e sugli investimenti”. A proposito di consumi, l’Istat prevede per il 2021 un incremento dei consumi delle famiglie del 3,6% con un leggero aumento della propensione al consumo mentre, nel 2022, il progressivo miglioramento delle condizioni sul mercato del lavoro, congiuntamente a una più decisa riduzione della propensione al risparmio, porterebbe a una crescita di intensità maggiore (+4,7%).
L’ottimismo degli esperti dell'Istat è motivato anche dai segnali positivi che provengono dal mercato del lavoro. Nel biennio 2021-2022 l’evoluzione dell’occupazione sarà in linea con quella del Pil, con una accelerazione nel 2021 (+4,5%) e un aumento nel 2022 (+4,1%). L'andamento del tasso di disoccupazione rifletterà invece la progressiva normalizzazione del mercato del lavoro con un aumento nell'anno corrente (9,8%) e un lieve calo nel 2022 (9,6%).
I dati Istat arrivano mentre resta alta l’attenzione sul blocco dei licenziamenti. lI sindacati si schierano contro la posizione dell'Ue che giudica il blocco in Italia ”non efficace” e addirittura ”controproducente” se in vigore più a lungo. Cgil Cisl e Uil ribadisono la richiesta di unificare le date per la fine del blocco dei licenziamenti al 31 ottobre (la prima scade il 30 giugno per le aziende che hanno la cig ordinaria), realizzando nel frattempo la riforma degli ammortizzatori sociali nella direzione di un sistema universale.
Per il numero uno della Cgil Landini quella dell'Ue "è una bugia totale, il problema del nostro Paese è che c'è troppa precarietà, non troppo poca", afferma riferendosi all'affermazione secondo cui il divieto di licenziare beneficia soprattutto di chi ha contratti a tempo indeterminato, a danno dei lavoratori temporanei o stagionali. L'Ue "non conosce la realtà del nostro Paese, rischiamo una valanga di licenziamenti", avverte il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, rilanciando la proposta di prorogare il blocco che è "di buon senso, un atto di responsabilità". Respinge anche la posizione di Confindustria il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri: "Non è vero, come sostiene il presidente Bonomi, che l'Italia sia l'unico Paese ad aver adottato il blocco. Noi siamo pronti al confronto, ma bisogna trovare soluzioni ragionevoli per evitare una catastrofe sociale".
Dal fronte politico riemergono posizioni differenti all’interno della maggioranza e della stessa compagine governativa. Da parte sua il ministro del Lavoro Orlando sottolinea: ”Non è una valutazione ufficiale della Commissione europea ma uno studio”. Oggi, aggiunge Orlando, ”si sta discutendo della gradualità con cui superare il blocco, una volta che questa scelta è stata compiuta durante la pandemia”.

Giampiero Guadagni

( 4 giugno 2021 )

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