La Cassa depositi e prestiti mostra i muscoli in vista dell’assemblea di Tim. Avendo superato la soglia di rilevanza ha dovuto alzare il velo sulla sua quota comunicando alla Consob che ieri - ultimo giorno utile per acquistare azioni in vista della record date di domani - era del 4,262%.
Ancora pochi giorni (c’è tempo fino al 19 aprile per far pervenire la comunicazione alla società) e la fotografia delle forze in campo sarà visibile più chiaramente. Non c’è però nessun obbligo di comunicazione e il velo si alzerà definitivamente solo quando Franco Bernabè, il vicepresidente che aprirà l’assemblea - essendo Arnaud de Puyfontaine dimissionario - darà lettura del libro soci. La Cassa è dunque il terzo azionista, dietro di lei Blackrock con diritti di voto sul 2,058% (la partecipazione complessiva è del 4,977% con un 2,724% riferito ad azioni oggetto di prestito titoli e lo 0,195% costituito da altre posizioni lunghe).
I fondi Elliott di Paul Singer guidano la carica dei fondi con il loro 8,848% e puntano ad aggregare quel 60% circa che nella mappa dell’azionariato di Tim è in mano agli investitori istituzionali. Vivendi, il cui 23,9% potrebbe non essere sufficiente per determinare il voto in assemblea (dove storicamente partecipa tra il 50 e il 60% del capitale) in extrema ratio, per evitare il ribaltone nella governance (a cui porterebbe la revoca e sostituzione dei suoi rappresentanti nel board) percorrono la via del Tribunale. È probabile che i francesi si allineeranno alla strada intrapresa dal cda che ha dato mandato ai legali, Fabrizio Gatti e Andrea Zoppini, di preparare il ricorso d’urgenza che dovrebbe essere depositato in cancelleria a Palazzo di Giustizia a Milano.
Insieme a loro il cda, per dimostrare che i sindaci non avevano diritto di integrare l’ordine del giorno hanno schierato una squadra di giuristi. Hanno fornito il loro parere anche Piergaetano Marchetti, Giuseppe Portale con Claudio Frigeni e Luca Purpura, Roberto Sacchi. Per la prima volta si assiste a un consiglio di amministrazione che contestare le decisioni di chi deve vigilare su di lui. "Si presenta come un ’monstrum’ (un evento fuori dal normale, ndr) non solo sul piano processuale ma anche sul piano sostanziale" osservano i consiglieri indipendenti che fanno riferimento ad Assogestioni e che il 9 aprile hanno votato contro la decisione di ricorrere alle vie legali. Ferruccio Borsani, Lucia Calvosa, Francesca Cornelli, Dario Frigerio e Danilo Vivarelli motivano il loro ’nò, la delibera è contraria al codice civile e per di più passata "col voto determinante di consiglieri in conflitto di interessi (perchè contrari all’integrazione avente ad oggetto la loro revoca)".