I capitoli di spesa eliminati e/o ridotti nel periodo 2014-2017 ammontano a 29,9 miliardi. E' il dato fornito da Yoram Gutgeld, commissario straordinario per la spending review, nel corso della presentazione della Relazione annuale. La p.a. ha contribuito per il 24% della spesa complessiva al netto del costo del personale, mentre i comparti locali hanno contribuito per il 17%. La spending, ha aggiunto, ha creato due terzi delle risorse per il risanamento dei conti, la riduzione della pressione fiscale e il finanziamento dei servizi pubblici essenziali.
Gli obiettivi dei tagli sono, ha spiegato Gutgeld: "Il risanamento dei conti pubblici, con la riduzione dell’indebitamento netto passata dal 3% del Pil nel 2013 al 2,4% nel 2016; la riduzione della pressione fiscale passata dal 43,6% nel 2013 al 42,3% nel 2016 (al netto degli 80 euro); il finanziamento dei servizi pubblici essenziali che rappresentano la maggioranza delle risorse re-impiegate: le prestazioni previdenziali e assistenziali (12,7% miliardi), la sanità (3,7% miliardi), la spesa per migranti (3,4 miliardi), la scuola (3 miliardi) e la sicurezza (1 miliardo)".
"Mi permetto di lanciare un appello alle forze politiche e al Governo che verrà, di non mollare la presa", ha detto Gutgeld, concludendo la relazione e osservando che "ci vuole tempo per tagliare, per cambiare le organizzazioni, per cambiare i meccanismi operativi". Per lo sforzo triennale di contenimento della spesa l’Italia è prima tra tutti i Paesi Ocse, ad eccezione della Grecia. Gutgeld sottolinea che la performance dell’Italia, in cui tra il 2013 e il 2016 i consumi finali della p.a. sono aumentati di appena lo 0,2%, è stata migliore di paesi in procedura d’infrazione per deficit eccessivo (Spagna e Francia), di paesi che hanno avuto aiuti dalla Troika (Irlanda e Portogallo) e di paesi che hanno lanciato grandi progetti di spending come il Regno Unito.
Gli obiettivi dei tagli sono, ha spiegato Gutgeld: Il risanamento dei conti pubblici, con la riduzione dell’indebitamento netto passata dal 3% del Pil nel 2013 al 2,4% nel 2016; la riduzione della pressione fiscale passata dal 43,6% nel 2013 al 42,3% nel 2016 (al netto degli 80 euro); il finanziamento dei servizi pubblici essenziali che rappresentano la maggioranza delle risorse re-impiegate: le prestazioni previdenziali e assistenziali (12,7% miliardi), la sanità (3,7% miliardi), la spesa per migranti (3,4 miliardi), la scuola (3 miliardi) e la sicurezza (1 miliardo).
"«Mi auguro che dopo la presentazione della relazione sulla spending review capiterà di leggere un po’ meno sulla stampa che in Italia la spending o non si è fatta o si è fatta male. Qualcuno continuerà a dirlo, ma qualcuno ci penserà due volte-", ha chiosato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, commentando a Montecitorio i contenuti della relazione.
"Il nostro orizzonte, il nostro traguardo non è quello dei tagli e basta, ma è quello dell’efficienza. Noi siamo alla ricerca delle sacche di inefficienza che determinino sprechi, ma anche delle sacche che devono essere migliorate", ha quindi puntualizzato il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, presente anche lui a Montecitorio. "Non c’è una religione dei tagli, un’aspirazione ai tagli - ha sottolineato - ma un’aspirazione all’efficienza sulla quale lavorare e ci lavoreremo, e avremo anche nuovi strumenti. Stiamo pensando a un Dpcm per il bilancio in particolare dei ministeri, per poter programmare meglio le spese»"".