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Tim, ricomincia la battaglia tra Vivendi ed Elliott

Lo scontro sul futuro di Tim si fa incandescente in vista dell’assemblea di fine mese, con Vivendi che chiede un nuovo cda e alza il tiro contro Fulvio Conti, accusandolo di aver "deliberatamente favorito i consiglieri nominati da Elliott, nonchè tentato di occultare la propria condotta", dopo che i sindaci hanno accreditato l’accusa di possibili irregolarità nella governance.

Il presidente di Tim si difende: "Sono il presidente di tutti e respingo con fierezza e cognizione di causa" le accuse, spiega in un’intervista a Repubblica . Ma è chiaro che i francesi colgono al volo l’occasione per tentare di riasserire la propria influenza su Tim, ora che nel braccio di ferro fra i con gli americani dell’hedge fund si inserisce un player di peso come Cassa depositi e prestiti, ossia lo Stato italiano, diretta verso un 10% del capitale del gruppo telefonico che potrebbe fare da ago della bilancia. Un’accusa durissima quella di Vivendi, che rincara la dose dopo le contestazioni inoltrate al collegio sindacale di Tim a proposito delle "asimmetrie informative" nelle riunioni preparatorie al cda del 13 novembre scorso, tese a privilegiare il socio americano negli eventi che portarono alla defenestrazione del presidente Amos Genish difeso dai francesi. Contestazioni avvalorate in parte dai sindaci del gruppo telefonico, che avrebbero inoltrato la segnalazione delle irregolarità alla Consob.

Per i francesi titolari del 23,9% di Tim, che all’assemblea del 29 marzo puntano a sostituire un cda che giudicano loro ostile, è l’occasione d’oro per lanciare una campagna - rivolta anche agli altri soci e ai fondi chiamati a esprimersi - a muso duro contro Conti. In un addendum al documento Restituire valore a Telecom Italia nel quale evidenziava il crollo del 35% delle azioni Tim dall’arrivo del cavaliere bianco Elliott un anno fa, il socio francese scrive infatti che "le irregolarità nella governance di Telecom Italia evidenziate dal report del Collegio sindacale rafforzano la volontà di Vivendi di richiedere il ritorno ad un consiglio di amministrazione più equilibrato" per ristabilire le condizioni e tutele di governance necessarie per permettere una corretta gestione dell’azienda. Vivendi punta sui rilievi del collegio sindacale per affermare che "non si può più fare valido affidamento sull’indipendenza del Presidente e membro del cda di Tim attualmente in carica, avendo questi deliberatamente favorito i Consiglieri nominati da Elliott, nonchè tentato occultare la propria condotta".

( 11 marzo 2019 )

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