Sabato 20 aprile 2024, ore 1:29

Mostre

Un percorso emozionale nell’arte del Novecento

di ELIANA SORMANI

Rosso, il colore della passione, della fiamma, della vitalità, del movimento, del sangue, dell’eros, ma anche della vergogna, del sacrificio: un colore che porta con sé un enorme universo simbolico. Uno dei tre colori primari con cui, tanto nel passato quanto nel mondo contemporaneo, si sono confrontati molti artisti, che ne hanno rappresentato nelle loro opere le molteplici valenze psicologiche. Lo stesso Klein, il padre del International klein blue , nel 1959 dichiarava “Il blu non ha dimensioni. È fuori da ogni dimensione, mentre gli altri colori, loro ne hanno.

Sono degli spazi psicologici. Il rosso per esempio, presuppone un focolare emanante calore” e lui stesso lo rappresentò in una sua tela monocroma del 1956 prima di passare all’uso esclusivo del blu. Anish Kapoor a sua volta affermò che il rosso “è il colore all’interno dei corpi. Rosso è il centro”. Rossi sono i “Concetti spaziali” in cui Lucio Fontana ha praticato buchi e tagli per oltre un ventennio così come sono gli sfondi di alcuni suoi teatrini. Il Grande Rosso (in cui il medesimo colore è visto come la materia vergine) è una delle opere iconiche di Alberto Burri, padre dell’arte povera, e si potrebbe continuare all’infinito a citare i nomi di pittori e scultori che hanno sperimentato in modi e con significati diversi l’uso di questo colore. Un’occasione per vedere come l’arte del Novecento, attraverso alcuni dei suoi più importanti artisti, è stata capace di interpretare il colore rosso si ha dal 26 marzo al 12 giugno con il nuovo allestimento dal titolo “Vedo rosso”, promosso dalla Collezione Giancarlo e Donna Olgiati nella sua sede di Lugano. L’esposizione mette in dialogo tra di loro circa 39 opere (alcune mai esposte prima), tra dipinti, sculture, fotografie di 35 artisti e artiste che a partire dagli anni Sessanta hanno fatto del rosso il protagonista delle loro opere. Senza seguire un rigido percorso cronologico, l’allestimento confronta stili e linguaggi apparentemente diversi tra di loro evidenziando analogie di carattere tematico o interpretativo. Ad accogliere il visitatore in una prima sala una serie di opere prendono in esame il colore rosso in termini metafisici, passando attraverso tre calchi in gesso, tre teste dipinte di Claudio Parmigiani (opera dal titolo “Ambiguità del filosofo”), che evocano una condizione reale e tangibile quanto sospesa e atemporale, in dialogo con l’arcaico simbolismo di “Teo rema del poeta occidentale” di Mimmo Paladino (principale esponente della Transavanguardia italiana) in cui su uno sfondo rosso emergono una serie di elementi iconografici appartenenti alla tradizione classica mediterranea, e all’opera di Francesco Clemente in cui si allude sempre su uno sfondo rosso a suggestioni culturali appartenenti alla tradizione orientale che insieme a evocazione di ricordi personali trasmettono un profondo e intenso senso erotico. Il binomio rosso e velocità è oggetto della seconda sezione della mostra, rappresentato dall’i conografia dell’automobile resa ancora più concreta al centro della sala da una scultura di Jimmi Durham che, alludendo simbolicamente al consumismo della società moderna, presenta componenti di automobili abbinati ad oggetti di uso quotidiano e a materiali organici dipinti in pittura acrilica rossa. Fortunato Depero è presente in questa sezione con un suo collage eseguito nel 1929 per la copertina del News Auto Atlas in cui l’auto è vista come emblema di progresso, accanto ad uno dei quadri specchianti di Michelangelo Pistoletto, dove una serie di ricambi rossi di un’auto - mobile posti su alcuni scaffali riducono la possibilità di specchiarsi focalizzando l’attenzione dello spettatore esclusivamente sull’og getto esaltato dalla forza attrattiva del colore rosso. Un colore che non è stato trascurato neppure dall’indagine di importanti esponenti dell’astrattismo come dimostrano le opere di Piero Dorazio (con le sue tessiture reticolari) e Ettore Colla (nelle cui opere forma e materia grazie al colore divengono un tutt’uno) che ricorrono alla riduzione del colore alla sua funzione espressiva più “sem plice, perentoria e incisiva”. Uno spazio autonomo della mostra è riservato al gruppo dei Nouveau Realisme con opere di Arman in cui viene esaltato il valore degli strumenti musicali come materia artistica attraverso l’uso del colore rosso, accanto alle opere di Marital Raysse dai rossi flourescenti. A proiettare lo spettatore in una dimensione esistenziale e filosofica spingono invece tre opere (un cartoncino monocromo, una scultura in vetroresina e un poetico “fiore” ricoperto da pigmento rosso puro) dell’artista anglo-indiano Anish Kapoor, evidenti allusioni all’origine della vita. L’uso del pigmento puro, viene ripreso anche nell’opera di Yves Klein, uno degli esponenti più rappresentativi dell’Nouveau Realisme, presente in mostra con il suo monocromo rosso del 1956 evocazione di esperienze spirituali. Uno spazio immateriale e cosmico viene evocato dalle opere di Lucio Fontana “Concetto spaziale-teatrino” in dialogo con l’opera “Autoritratto” di Gino de Dominicis, in cui l’artista affronta il tema dell’immortalità. Non poteva mancare in questo contesto un iglloo, dal colore rosso del rame, di Mario Metz, artista capace con le sue installazioni di rappresentare il rapporto uomo/universo, attraverso il concetto spazio individuale e spazio cosmico metaforicamente rappresentato dalle sue distintive strutture abitative. Il passaggio dall’arte povera all’arte concettuale è segnato in mostra dall’o pera di Mario Schifano, protagonista della scena artistica romana dei primi anni settanta, per il quale il rosso convive con la sperimentazione pittorica e con la sua indagine consapevole sul linguaggio dell’arte. Il colore rosso infine diviene nella sezione conclusiva della mostra strumento di lettura della contemporaneità attraverso approfondimenti di temi di stringente attualità, come l’emargina zione femminile, la guerra, le violenze fisiche e psichiche, la sofferenza e la fragilità umana, temi ripresi da artisti come l’italiana Chiara Dyns o la palestinese Mona Hotonum o delle esponenti della New Pop come Kelley Walker e Wade Guyton.

Il nuovo allestimento tematico della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati attraverso uno sguardo alla realtà dell’ultimo secolo riesce sicuramente attraverso il colore rosso ad evidenziare la continuità di dialogo tra le avanguardie e il contemporaneo, mantenendo alta la capacità di emozionare e comunicare al visitatore messaggi e significati che vanno oltre il visivo, immergendolo in un mondo di relazioni tra sogno e realtà, materiale ed immateriale, che solo l’arte è in grado di sintetizzare e promuovere.

Vedo Rosso, Lugano, Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, 26 marzo-12 giugno 2022

( 26 maggio 2022 )

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