In Italia chiudono due edicole al giorno. I giornali si leggono sempre meno e la profonda crisi dell’editoria non sembra facilmente rimediabile. Con gli operatori del settore che chiedono aiuti concreti alle istituzioni. Certo, sulle difficoltà della carta stampata in particolare, i riflettori sono stati accesi più volte negli ultimi anni. E i dati parlano chiaro: giù a precipizio il fatturato delle vendite di quotidiani e di altri prodotti editoriali, solo nel primo semestre del 2020 sul territorio nazionale hanno chiuso ben 1.410, che salgono a 2.027 se si includono anche i punti non esclusivi. Fino ad ora però non è stata individuata una via d’uscita. E non tutto dipende da problemi congiunturali visto che si è di fronte a un combinato disposto tra cambiamenti nella società, nuovi stili di vita e onnipresenza di Internet. Risultato: la stampa annega e da anni ormai è in atto una trasformazione epocale che sta cancellando il vecchio business dei media. Così, mentre i gruppi editoriali cercano di far fronte al peggioramento dei conti economici e al calo delle tirature e degli introiti pubblicitari con licenziamenti, riduzioni di costi e dismissioni, potenziando laddove possibile la loro presenza sul web, da cui sperano di recuperare una parte delle perdite del cartaceo, i punti vendita tradizionali sono costretti ad alzare bandiera bianca