Venerdì 19 aprile 2024, ore 20:14

Germania

A Berlino in 200 mila persone dicono no all’accordo Ttip

No ai trattati commerciali negoziati a porte chiuse senza il coinvolgimento dei rappresentanti della società civile. No alle regole antidemocratiche dettate dalle multinazionali che pongono il diritto al profitto al di sopra del diritto a un lavoro dignitoso. In due parole: no Ttip. E' questo il grido che si alza, forte e chiaro, dalla Germania dove, nello scorso weekend, è andata in scena una imponente manifestazione contro il trattato commerciale trans Atlantico. Un accordo che il presidente Obama vorrebbe veder siglato prima della scadenza del suo mandato e che trova, proprio in Germania, i maggiori critici, a partire dalla cancelliera Merkel. Non è allora un caso che la manifestazione, che ha visto la partecipazione di oltre 200 mila persone, sia stata organizzata a Berlino come, non è probabilmente un caso, secondo molti addetti ai lavori, che lo scandalo Volkswagen sia scoppiato in concomitanza con il raggiungimento dell'accordo trans Pacifico Tpp e alla vigilia dei nuovi round negoziali sul Ttip.

Quello che risulta chiaro è che la polemica sulle emissioni si inserisce in uno scenario geopolitico molto complesso che vede la Germania, al capo dell'Unione Europea, e gli Stati Uniti competere per la supremazia sui mercati internazionali. Il fatto che proprio uno dei maggiori produttori di autoveicoli dell'Unione Europea, che vanta alti standard ambientali messi regolarmente in contrapposizione a quelli più “leggeri” degli Stati Uniti, sia stato colto a truccare i dati relativi alla salvaguardia dell'ambiente, potrebbe fornire agli Usa le carte giuste per un gioco al ribasso sulle norme del trattato. E' questa la riflessione del Commissario europeo al Commercio Cecilia Malmström che, in un'intervista al Süddeutsche Zeitung, ha lamentato la perdita di credibilità dell'Unione Europea: “Ho trascorso molto tempo per spiegare alla controparte americana – ha rilevato la Malmström dalle colonne del quotidiano tedesco - che in Europa abbiamo norme ambientali rigorose e oggi scopriamo che siamo noi stessi a non rispettarle”.

Le organizzazioni della società civile e i tanti manifestanti presenti a Berlino sono però relativamente interessati ai giochi di potere internazionali. Le richieste provenienti dalla Germania riguardano soprattutto i diritti democratici dei cittadini: il diritto a norme ambientali e alimentari stringenti, il diritto ad essere informati e a partecipare attivamente alle negoziazioni dei trattati commerciali, il diritto a non vedere il proprio futuro lasciato nelle mani delle lobby delle grandi multinazionali. L'ultimo rapporto del Corporate Europe Observatory, l'organizzazione non governativa specializzata nel monitorare l'azione delle lobby delle multinazionali, conferma molti dei timori espressi dai manifestanti di Berlino e dalle organizzazioni della società civile.

Secondo il rapporto “Public services under attack”, gli accordi commerciali con Stati Uniti e Canada sarebbero negoziati seguendo l'agenda dettata dalla lobby delle grandi multinazionali europee e americane. L'obiettivo dei poteri forti sarebbe dunque quello di imporre politiche di privatizzazione dei servizi pubblici essenziali come la fornitura di acqua e l'assistenza sanitaria. Il trattato Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement), che dovrebbe essere ratificato da Ue e Canada nel 2016, e il Ttip spianerebbero primariamente la strada – questa la denuncia del Corporate Europe Observatory - alla privatizzazione dei sistemi di welfare nazionali.

Il rapporto mette in evidenza come lo strumento principale nelle mani delle multinazionali per garantirsi accesso ai servizi pubblici essenziali sia il meccanismo Isds, un sistema di risoluzione delle dispute in grado di garantire compensazioni miliardarie alle aziende che reputino le regolamentazioni nazionali di intralcio al raggiungimento dei loro profitti. Il meccanismo renderebbe praticamente impossibile, secondo le analisi contenute nel rapporto, recedere da contratti di privatizzazione in caso di non funzionalità o non convenienza del servizio erogato dal soggetto privato. La privatizzazione dei servizi essenziali renderebbe molto difficile inoltre, proprio a causa del meccanismo Isds, l'adozione di nuove norme nel settore. In questo senso, anche le norme a protezione dei lavoratori potrebbero essere considerate come “barriere” da superare. Il Corporate Europe Observatory non ha dubbi: “Finché il Ttip e il Ceta non proteggeranno la capacità di legiferare nell'interesse pubblico – queste le conclusioni del rapporto - dovranno essere respinti”.

( 12 ottobre 2015 )

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