Sabato 20 aprile 2024, ore 15:36

World Economic Forum 

A Davos si cerca una svolta sul clima Missione possibile 

Siamo alle solite. Bistrattati da Greta Thunberg che li accusa di produrre solo chiacchiere, trattati per anni come una 'riunione di famiglia’ dei ricchi e potenti che hanno rovinato la terra, i finanzieri, capitani d'azienda, economisti e politici di Davos spingono più che mai sul cambiamento climatico. Il clima senza alcun dubbio si contende con la pandemia il primo posto nell'agenda dei colloqui alla Davos Agenda 2021, staccando di parecchie lunghezze gli argomenti tradizionali, finanza, mercati, crescita del Pil. E al netto della naturale propaganda di aziende e politici, l'atmosfera che si respira - nei panel tutti digitali dell'edizione 2021 che ha disertato la location tradizionale fra le nevi svizzere - è che la massa critica si sta pian piano costruendo. E che il green comincia ad assomigliare non solo a un'opportunità di business, ma anche a una necessità: perlomeno di fronte a nuove generazioni molto più sensibili delle vecchie al tema. L'organizzazione ha lanciato una coalizione con 400 imprese dell'industria pesante e dei trasporti, contro il cambiamento climatico dal nome suggestivo, Mission Possible: obiettivo, portare sette settori dell'industria pesante - dal siderurgico al trasporto aereo a quello marittimo - a ridurre le loro emissioni di Co2. Con il supporto di finanziatori dalle spalle large come il Bezos Earth Fund, e l'obiettivo di coinvolgere azionisti, consumatori, fornitori, management, si punta ad accelerare la "decarbonizzazione" di settori che contribuiscono largamente al cambiamento climatico e mobilizzare la corsa verso le emissioni nette zero.
"È il decennio decisivo per l'azione sul clima", dice John Kerry, inviato speciale per il clima della nuova Casa Bianca democratica. Ma serve la volontà politica. "Siamo a un punto di svolta" secondo Mark Carney, ex governatore della Bank of England, ora consulente di Boris Johnson per la finanza green e inviato Onu per il clima.Nel mondo si sta ormai affermando una chiara tendenza a investire un flusso di capitali privati e pubblici per realizzare la transizione verso le emissioni nette zero di Co2, dice Al Gore, ex vicepresidente degli Stati Uniti. "La buona notizia è che numerose azienda stanno mettendo in conto le emissioni quando prendono decisioni", ma non basta - avverte invece Bill Gates: "il prossimo, grande passo è metterle di monetizzare, investire soldi in attività che hanno un impatto" positivo e misurabile sul clima. D’altronde un uso ottimale dei fondi del Next Generation Eu è impiegarli in investimenti pubblici produttivi, in grado di aumentare il prodotto reale dell'Eurozona di circa l'1,5% nel medio termine. Tuttavia in alcuni Paesi ciò "metterà alla prova la capacità istituzionale di selezionare e realizzare progetti fattibili. Lo si legge in un occasional paper pubblicato dalla Bce, che "non ne rappresenta necessariamente le opinioni", dedicato all'impatto macroeconomico del Ngeu. In alternativa, i Paesi possono indirizzare i fondi verso trasferimenti fiscali (come incentivi, riduzioni delle tasse, ecc) ma in questo modo "si rinuncia gli effetti potenziali sul Pil di medio termine" con conseguenze sul debito. Per i Paesi con alto debito e scarsa capacità di mobilizzare investimenti nei tempi richiesti, lo studio conclude che "la seconda migliore opzione è usare i trasferimenti a fondi perduto per ridurre il debito, o sostituirlo con prestiti del Ngeu a minor interesse".

Rodolfo Ricci

( 28 gennaio 2021 )

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