Mercoledì 24 aprile 2024, ore 11:35

Francoforte 

Adesso la Bce scopre che il Qe indebolisce il bilancio 

Il Quantitative easing comincia a pesare sul bilancio della Bce. Provocando un utile in netto calo rispetto ai ricchi profitti degli anni passati, proprio mentre imperversa il dibattito sull'opportunità di alzare i tassi a fine anno, anticipando la fine degli acquisti 'netti' di debito europeo. Secondo il governatore della banca centrale slovacca e componente del consiglio direttivo della Bce, Peter Kazimir, la Banca centrale europea dovrebbe terminare gli acquisti netti di bond in estate. ll programma di acquisti di bond (App), creato per combattere la deflazione dopo la crisi del debito ed incrementato con la pandemia, sta sopravvivendo al suo scopo, ha spiegato Kazimir a Bloomberg: "I rischi per cui lo strumento è stato creato si sono attenuati mentre gli effetti collaterali negativi stanno diventando più significativi". "L'attività di trading si indebolisce in agosto, quindi quello sarebbe un buon momento naturale per chiudere il programma".

È un nuovo tassello che aggiunge argomenti a favore dello stop al Quantitative easing, e a fornirlo è il rendiconto economico del 2021: l'utile della Bce si è assottigliato a 192 milioni di euro contro gli 1,643 miliardi dell'anno precedente. Colpa dei "minori introiti dalle riserve in valuta estera e dai titoli detenuta per la politica monetaria", e di 610 milioni accantonati a copertura di "una maggiore esposizione ai rischi derivante dal perdurante acquisto di titoli". Se nel 2019 Bankitalia aveva girato al Tesoro un maxi-dividendo da 7,8 miliardi, frutto degli utili realizzati dagli acquisti della Bce sui titoli europei poi redistribuiti fra le banche centrali dell' euro, oggi non è più esattamente così. Specie con il lancio del programma pandemico, i prezzi sempre più alti dei bond europei hanno via via eroso i rendimenti. Divenuti una perdita sui bond a rendimento negativo, quelli a più breve scadenza o dei Paesi con rating più elevato. I 'falchi' faranno leva anche su questo, al Consiglio del 10 marzo.

Dalle 'colombe', intanto, arrivano parziali aperture. "Se l'inflazione si stabilizza intorno al nostro obiettivo del 2% nel medio termine, ci permetterà una graduale normalizzazione della politica monetaria", dice il capoeconomista della Bce Philip Lane. Pablo de Cos, governatore del Banco de Espana e consigliere 'colomba' della Bce, riconosce che "è chiaramente aumentata" la probabilità che l'inflazione si stabilizzi sul 2%". Se ciò si rifletterà sulle nuove stime per il 2023 e 2024 (oggi all'1,8%), sarebbe il via libera ad un aumento dei tassi a fine anno preceduto dalla fine degli acquisti netti. La Bce, nel Bollettino economico, tiene aperte tutte le opzioni di fronte a una ripresa che si farà più robusta quest'anno dopo la frenata invernale, e a un'inflazione attesa in rallentamento dopo il 2022, ma ormai ben diffusa anche al di fuori dei prezzi energetici. A Francoforte si confida sul passaggio di testimone dalla politica monetaria a quella di bilancio e al Next Generation Ue, con i suoi 401 miliardi di euro di prestiti per il periodo 2021-2026 di cui - scrive la Bce - stima che quasi la metà (il 48%) sarà assorbita dall'Italia. Il Paese è l'unico, assieme alla Grecia, ad aver richiesto finanziamenti fino al limite massimo del 6,8% del reddito nazionale lordo. A ragion veduta, visto che la Bce si farà da parte come compratore.

E dall’altra parte dell’Atlantico? "Presto sarà appropriato" alzare i tassi di interesse. Lo afferma la Fed nei verbali della riunione del 25 e 26 gennaio. Molti dei componenti della banca centrale ritengono che sia garantita una velocità di rialzi maggiore che nel 2015. "Se l'inflazione non scende come previsto, potrebbe essere appropriato rimuovere la politica accomodante più velocemente di quanto anticipato", si legge nei verbali. L'impennata inflazionistica "non è tollerabile", ha ammesso anche la segretaria al Tesoro americano Janet Yellen in un colloquio con la Afp, assicurando tuttavia di avere "fiducia" nella Fed per fronteggiarla. L'inflazione è "una grande preoccupazione" per gli americani, ha sottolineato, stimando che la banca centrale Usa ha un ruolo importante da giocare e di avere "fiducia" nella Fed per controllare l'aumento dei prezzi preservando la ripresa economica. Una riduzione significativa del bilancio della Fed è allora probabilmente appropriata. La Fed nei verbali della riunione del 25 e 26 gennaio precisa che la tempistica e la velocità sarà decisa nei prossimi mesi. La attuali condizioni economiche e finanziarie "dovrebbero probabilmente garantire una riduzione più veloce rispetto al periodo 2017-2019".

Rodolfo Ricci

( 18 febbraio 2022 )

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