Giovedì 18 aprile 2024, ore 7:53

Banche

Bce: l’attendismo del passato su Npl non può più continuare

"L'approccio attendista (wait-and-see) che abbiamo visto spesso in passato non puo' continuare". Lo ha detto la presidente della vigilanza bancaria Bce Daniele Nouy all'Europarlamento riferendosi allo smaltimento dei 'non performing loans' bancari. Il messaggio principale e' che, ha indicato Nouy, "gli alti livelli di sofferenze dovrebbero essere fronteggiati dalle banche rilevanti come priorita' in un modo complessivo, focalizzandosi sulla governance interna e definendo obiettivi ambiziosi ma realistici". I 'target' delle banche "devono essere riflessi in modo appropriato in incentivi per i gestori e devono essere monitorati attentamente dagli organismi di gestione". Sono le banche responsabili dell'attuazione delle strategie e della gestione dei loro 'npl'.

Nouy non si è riferita ne' a banche ne' a paesi in particolare, limitandosi a dire che "alcune banche devono muoversi piu' velocemente di altre" e che la Bce applicherà il principio di proporzionalità: "Significa che il livello della nostra intrusione dipendera' dal livello delle sofferenze".

La gestione delle sofferenze, ha continuato Nouy, "richiede azione determinata di tutte le parti interessate non solo dei supervisori perchè richiede la combinazione di attivita' di vigilanza, misure legali e istituzionali in particolare nell'area dei processi di insolvenza e giudiziari".

Quanto alla proposta della Commissione sulla riduzione dei rischi nel quadro della revisione del "rulebook" unico europeo, Nouy ha indicato che la Bce ha alcune preoccupazioni che riguardano il restringimento dei margini di flessibilità garantita al supervisore per agire in casi non previsti dalla legislazione e nel determinare la composizione dei requisiti di capitale (pilastro 2).

Inoltre la Bce dovrebbe poter imporre caso per caso deduzioni, aumenti o 'filtri' allo scopo di evitare l'aumento delle sofferenze. Inoltre la Bce ritiene che la deviazione proposta dagli standard internazionali "può rendere le banche piu' vulnerabili a certi rischi e puo' rendere difficili agli investitori comparare le istituzioni all'interno della Ue e all'esterno". Infine, la proposta manca di ambizione sull'ulteriore armonizzazione all'interno del quadro prudenziale Ue: "Vorremmo vedere più progressi verso la riduzione di opzioni e discrezionalità nazionali ingiustificate per avere davvero un manuale unico europeo di riferimento, base necessaria per l'unione bancaria"

”Negli ultimi anni le banche europee hanno rafforzato la propria resilienza in termini di capitale, leva finanziaria, provvista e assunzione di rischio; sono state, così, in grado di resistere alla crisi finanziaria nei mercati emergenti, al crollo dei prezzi del petrolio e agli effetti immediati della Brexit”, HA scritto il presidente della Bce Mario Draghi nel rapporto sull'attività della vigilanza bancaria nel 2016 pubblicato oggi. Draghi ha aggiunto che «razie all'introduzione di una supervisione rigorosa e al tempo stesso equa, condotta secondo elevati standard in tutta l'area dell'euro, la vigilanza bancaria europea ha instillato fiducia nella qualità della propria azione e, di conseguenza, nella stabilità delle banche.

Draghi ha aggiunto che ”restano, comunque, alcune sfide: la capacità del settore bancario di sostenere pienamente la ripresa nell'area dell'euro è frenata dalla scarsa redditività degli intermediari, cui contribuiscono una struttura del sistema bancario inefficiente e il lascito delle attività finanziarie deteriorate dalla crisi”.

Infine ha indicato che se la vigilanza bancaria europea concorre in ampia misura alla maggiore stabilità del settore bancario nell'area dell'euro, garantisce parità di trattamento, ”affinchè sia preservata l'integrità di tale mercato, occorre completare l'Unione bancaria: dopo aver creato un sistema comune di vigilanza e di risoluzione nell'area dell'euro, dobbiamo assicurare che i depositanti siano tutelati, ovunque, allo stesso modo”. Il riferimento è anche alla creazione di un sistema unico di garanzia dei depositi sul quale i governi non sono stati finora in grado di trovare un accordo.

( 23 marzo 2017 )

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