Mercoledì 24 aprile 2024, ore 14:23

Europa 

Bruxelles all’attacco contro Ungheria e Polonia 

Può sembrare una minaccia eccessiva ma il tempo degli avvertimenti per Polonia e Ungheria è finito. L'Unione europea ha assestato i suoi colpi in un'offensiva a tutto campo su valori e stato di diritto, la cui estrema conseguenza potrebbe anche portare alla chiusura dei rubinetti dei fondi strutturali del bilancio Ue, di cui Varsavia, con oltre 66 miliardi, è primo beneficiario. Mentre c'è già chi, nel Ppe, evoca lo spettro di una Polexit. Nell'incalzare di un clima da resa dei conti finale, si allarga la faglia tra l'Unione ed i due Paesi guidati da regimi populisti di destra, il Pis polacco di Jarosław Kaczyński e l'ungherese Fidesz di Viktor Orban, corteggiati da Matteo Salvini e Giorgia Meloni all'Eurocamera. La sentenza definitiva della Corte europea, che ha bocciato in pieno il sistema disciplinare della giustizia polacca; l'apertura di una procedura d'infrazione contro Polonia e Ungheria per le discriminazioni delle comunità arcobaleno; ed il deferimento di Budapest ai togati del Lussemburgo per violazioni alle norme dei richiedenti asilo sono gli ultimi capitoli dello scontro per il rispetto dello stato di diritto, che dopo anni di sonnolenza si è fatto ormai esplosivo.
Le lettere di messa in mora inviate alle due capitali per le discriminazioni contro la comunità arcobaleno riguardano la legge che vieta l'accesso a contenuti che promuovono la "divergenza dall'identità del sesso alla nascita, al cambiamento di sesso o all'omosessualità" per i minori di 18 anni nel caso dell'Ungheria, e per le "zone franche Lgbt" in varie regioni e comuni polacchi. La mossa, accolta con favore dai capidelegazione all'Eurocamera di Pd, Brando Benifei, e M5S, Tiziana Beghin, dimostra che sui valori Bruxelles non ha intenzione di arretrare di un millimetro. Ma la vera partita si gioca sulla sentenza della Corte Ue che ha sancito come il sistema disciplinare della giustizia polacca "non fornisca tutte le garanzie di imparzialità e indipendenza ed, in particolare, non sia protetto dall'influenza dell' esecutivo". La questione è molto seria. La Corte costituzionale di Varsavia mercoledì ha provato ad alzare la testa, respingendo le deliberazioni dei togati del Lussemburgo. Ma la risposta di Bruxelles è arrivata a stretto giro: "La legge dell'Unione ha la primazia su quella nazionale. Tutte le decisioni della Corte Ue sono vincolanti".
E ci si aspetta che tutte le decisioni siano applicate, ha avvertito il portavoce Eric Mamer. In caso contrario l'Esecutivo "non esiterà ad usare i suoi poteri". Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, ha protestato per il "trattamento" riservato al suo Paese, "peggiore" rispetto ad altri, come Spagna e Germania, e si è unito al suo guardasigilli Zbigniew Ziobro nel definire la sentenza "politica". Ma se si ostinerà nella ribellione Varsavia potrebbe andare incontro a scenari cupi: da una multa salata all'attivazione del meccanismo dello stato di diritto che blocca l'erogazione dei fondi strutturali europei. E c'è anche di più. Il piano per il Recovery della Polonia, per una dote da 23,9 miliardi di euro, come quello ungherese è ancora in fase di scrutinio. Il periodo di estensione di un mese, richiesto da Varsavia alla sua presentazione, scadrà il 3 agosto. Forse è solo un caso, ma la Corte costituzionale polacca ha fatto slittare la sua risposta al governo di Morawiecki sulla primazia della legge Ue proprio nella stessa data. Da qui ad allora, c'è da scommetterci, impazzeranno i negoziati. Poi c’è la via della diplomazia, con l’ l'incontro tra la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ed il premier polacco, Mateusz Morawiecki. In ballo c'è prima di tutto la decisione della Corte Costituzionale di Varsavia. D'altra parte la riforma del sistema giudiziario del Paese è da tempo nel mirino di Bruxelles per la violazione dello stato di diritto, ed in particolare una scarsa indipendenza dalla politica. Tema di discussione anche il piano nazionale per il Recovery presentato da Varsavia il 3 maggio. Come spiega un portavoce dell'Esecutivo comunitario le autorità polacche avevano chiesto una proroga di un mese al normale periodo di valutazione già al momento della presentazione del loro piano. La valutazione è in corso, e la scadenza dell'analisi è per il 3 agosto. La posta in gioco, in questo caso, è un pacchetto da 23,9 miliardi di aiuti a fondo perduto. In tema di diritti la von der Leyen ha colto l'occasione per parlare anche delle regioni che si dichiarano libere dagli Lgbt. "Non possiamo restare a guardare", aveva avvertito la settimana scorsa all'Eurocamera.

Rodolfo Ricci

( 16 luglio 2021 )

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