Ci sono paesi in cui fare i sindacalisti è più pericoloso che rapinare banche: dati alla mano, in Colombia, dalla firma degli accordi di pace del 2016 ad oggi, sono più di 340 i dirigenti sindacali e gli attivisti sociali che sono stati assassinati. Per questo, una delegazione di rappresentanti dei sindacati internazionali si è recata nel paese con l’obiettivo di incontrare le autorità governative e denunciare l’allarmante escalation di violenze. Durante l'incontro con il ministro del lavoro, Alicia Arango Olmos, in particolare, la delegazione ha espresso preoccupazione per la sicurezza dei leader sindacali e sociali in Colombia. Hanno inoltre respinto la campagna sistematica per criminalizzare le proteste sindacali e sociali condotte sia dalla polizia nazionale che dai membri del nuovo esecutivo. Soprattutto, sono state stigmatizzate le recenti dichiarazioni del ministro della Difesa, Guillermo Botero che mettevano in correlazione le proteste sociali con la criminalità organizzata di stampo mafioso che controlla il traffico internazionale di stupefacenti. ”Siamo molto preoccupati per le dichiarazioni del governo, che incoraggiano un'ondata di violenza, la promozione della criminalizzazione della protesta sociale e il diritto alla libertà di associazione”, ha dichiarato il segretario regionale IndustriAll, Marino Vani, ribadendo il sostegno del sindacato internazionale ai lavoratori della Colombia e alle proposte dei movimenti e delle organizzazioni sociali per lo sviluppo sostenibile del paese.
E.C.