Si chiude oggi a Bruxelles il Consiglio europeo di ottobre. Ieri sono state adottate le “conclusioni” (ossia la posizione ufficiale dei capi di Stato e di governo) su migrazioni, Europa digitale, sicurezza e difesa, relazioni esterne. I premier e i presidenti si sono ritrovati questa mattina alle 9 per una colazione di lavoro a 27 (escluso il Regno Unito) dedicata alla “Agenda dei leader” delineata dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.
L'Agenda dei leader, che ha ottenuto il via libera dei 27, prevede una serie di vertici formali e informali, da qui alla fine della legislatura nel 2019, per discutere e prendere decisioni su questioni sensibili come la crisi dei migranti e la riforma della zona euro. Tra gli appuntamenti più importanti indicati da Tusk, c'è il Consiglio europeo di dicembre che dovrebbe offrire la prima discussione sull'approfondimento dell'Unione economica e monetaria e il completamento dell'Unione bancaria. Le prime decisioni sulla zona euro dovrebbero esser formalizzate al Vertice del 28 e 29 giugno.
A febbraio 2018, i leader dovrebbero discutere delle questioni istituzionali, come la composizione del Parlamento europeo dopo la Brexit, l'idea di creare liste transnazionali e
le nomine compresi i capilista per scegliere il presidente della Commissione. Gentiloni ha parlato di "una fase fondativa di una nuova agenda europea per promuove la crescita, l'occupazione e gli investimenti".
Temi cari anche al sindacato europeo, la Ces, che nei giorni scorsi ha ribadito la necessità di colmare almeno in parte il divario tra i salari dei Paesi dell’Est e quelli dell’Europa occidentale, e una transizione per prepararsi all’arrivo del digitale. L’alleanza per la convergenza delle retribuzioni nasce dal fatto che "c’è ancora un’enorme gap salariale quando la produttività dei Paesi dell’Est è ormai simile a quella dei Paesi dell’Ovest, mentre i salari non stanno seguendo per niente" questa dinamica di crescita, come ha denunciato il segretario generale dell’Etuc Luca Visentini, che ha avvertito che se l’Europa "continuerà con questo lavoro a basso costo, non c’è nessun futuro per il mercato unico" Ue. Visentini ha anche chiesto un approccio "per gestire la transizione digitale e dell’economia a basse emissioni di CO2" dove molti lavori spariranno ma ne dovranno essere creati di nuovi, in modo che "nessuno sia lasciato indietro".