Quasi due mesi di sciopero non sono bastati a convincere il colosso informatico statunitense Oracle a riconoscere ai suoi dipendenti sudcoreani il diritto ad un salario dignitoso ed alla sicurezza sul posto di lavoro. Per questo, al fianco del sindacato dei lavoratori di Oracle Korea è scesa in campo la Federazione mondiale Uni Global Union, con una campagna internazionale per chiedere alla direzione aziendale di impegnarsi subito in un confronto reale con il sindacato sudcoreano e di porre fine allo sfruttamento dei lavoratori. "Gli stipendi dei dipendenti sono fermi da molto tempo, mentre il lavoro è diventato ogni giorno più pesante. Oracle Korea non dovrebbe trattare i lavoratori come strumenti ma come esseri umani”, si legge in una nota del sindacato, che si propone di contribuire “a cambiare il sistema dell'industria IT coreana”. Il caso Oracle, non è isolato e, in generale, rispecchia la tendenza di queste aziende a ridimensionarsi. "La maggior parte delle aziende IT straniere ha operazioni chiave come la ricerca e lo sviluppo all'estero e solo le operazioni di marketing sono basate in Corea. Di conseguenza, risultati mediocri o un cambiamento nella principale area di business si traducono in pressioni al ridimensionamento e al licenziamento ", spiega un esperto coreano del settore. Tant’è che esperienze analoghe a quella dei lavoratori Oracle vengono denunciate nella Microsoft, alla Hewlett Packard Korea e alla IBM Korea.
( Articolo completo di Ester crea domani su Conquiste Tabloid)