L'amministrazione Trump ha messo a punto una lista di prodotti importati dalla Cina per un valore di 200 miliardi di dollari cui potranno essere imposti dazi del 10%. Per la Cina si tratta di una iniziativa "totalmente inaccettabile" che "sta accelerando e inasprendo" lo scontro.
Pechino, precisa il ministro del Commercio cinese in una nota, è costretta a "contromisure necessarie" per tutelare gli "interessi del Paese", ma si appella anche alla comunità internazionale per la difesa delle regole del libero scambio e del multilateralismo contro l'egemonia commerciale. Nei giorni scorsi Washington aveva attivato misure del valore di 34 miliardi di dollari, prima tranche di un'azione preliminare da 50 miliardi e gli Usa avevano minacciato ulteriori misure per 500 miliardi di dollari. L'applicazione dei dazi sulla lista di prodotti importati dalla Cina non entrerà in vigore immediatamente, ma sarà sottoposta ad un iter di verifica di due mesi, con 'udienze' fissate fra il 20 e il 23 agosto.
Da parte americana, inoltre, continua la retorica contro l'Europa con le accuse di non fare la sua parte nel finanziare la sua stessa difesa, pagata in gran parte da Washington, visto che molti Paesi, a cominciare dalla Germania e dall'Italia, sono ancora lontani dal raggiungere l'obiettivo, concordato nel 2014, di stanziare almeno il 2% del loro Pil nelle spese militari. Proprio su questo punto si prevede che le discussioni del vertice Nato saranno più accese, nonostante il fatto che in realtà proprio negli ultimi anni, dopo i tagli dovuti alla crisi economica e all'austerità, la spesa militare è aumentata un po ovunque in Europa. L'anno scorso, ha sottolineato il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, l'aumento della spesa per la difesa in Europa e Canada è stato "il più alto degli ultimi 25 anni".