Non si ferma la protesta dei ferrovieri francesi, che anche oggi hanno incrociato le braccia per la terza giornata di sciopero in meno di una settimana. Fallito il tavolo di trattativa con i rappresentanti dei lavoratori nel fine settimana, la riforma della Sncf (l’azienda ferroviaria pubblica) fortemente voluta dall’Eliseo approda ora in Parlamento con l’obiettivo di vedere la luce entro l’estate. I sindacati Cgt-Cheminots e Sud-Rail (i più intransigenti) hanno indetto una manifestazione davanti al parlamento nel pomeriggio e sul testo è attesa una pioggia di emendamenti da parte dei deputati di sinistra, vicini alla causa degli "cheminot". Gli oppositori accusano il governo di voler privatizzare la Sncf con la trasformazione in spa, il governo ribatte che è falso. E, per voce del premier Édouard Philippe ribadisce l’intenzione di andare "fino in fondo", aggiungendo che le linee della riforma "non sono negoziabili". Tanto che la Cgt ha già evocato un prolungamento dello sciopero "oltre il mese di giugno", al ritmo senza precedenti di due giorni su cinque a settimana.
Anche la Cfdt, tradizionalmente considerata più flessibile, è salita sulle barricate. Il segretario generale della federazione dei ferrovieri, André Aubert, ha attaccato direttamente il ministro e Thomas Cavel, tra i delegati della Cfdt, più tardi si è fatto portavoce del disappunto della sua organizzazione con la stampa. "Abbiamo dato un pugno sul tavolo - ha spiegato - perché abbiamo chiesto per tre ore quale fosse il beneficio per la comunità della fine dello status dei lavoratori delle ferrovie e non abbiamo aveva una risposta. Idem per il 30% dei costi di produzione aggiuntivi della Sncf, rispetto ai suoi concorrenti. È impossibile sapere su quali basi vengano calcolati”.
Insomma, l'unità sindacale che il governo pensava potesse rompere rimane. Tutti si trovano in particolare sulla questione di sanare in tutto o in parte i 53 miliardi di debiti della Sncf. Ma fino ad oggi, il governo non ha dettagliato alcun importo o programma. L'altro serio punto di attrito riguarda le condizioni di trasferimento dei lavoratori delle ferrovie, poiché nel contesto dell'apertura alla concorrenza, dovranno lavorare per un nuovo operatore. Il governo garantisce il mantenimento del loro sistema di remunerazione e di pensione, che fanno parte di ciò che è noto nel gergo amministrativo come lo "zaino sociale". Ma questo ai sindacati non basta e chiedono di includere l'opportunità per i ferrovieri di rifiutare tale trasferimento e un'opzione per tornare alla Sncf, nel caso in cui l'esperienza con il nuovo datore di lavoro dovesse andare male. Il rischio però è che il governo, forte del consenso dei cittadini alla riforma, sia tentato di battere sul tempo i sindacati favorendo l'agenda parlamentare, piuttosto che i negoziati.
(Articolo completo di Ester Crea domani su Conquiste Tabloid)