Dopo la vittoria calcistica l'Italia festeggia un altro successo, sebbene annunciato ormai da tempo. Il piano di rilancio e resilienza del governo Draghi ha avuto anche l'ultimo via libera dall'Ecofin e il Paese si prepara ad accogliere la pioggia di fondi senza precedenti del Recovery fund. Sono 191,5 i miliardi di euro che arriveranno nei prossimi cinque anni, e subito, cioè tra due-tre settimane, nella casse del Tesoro planeranno i primi 25 miliardi in un unico versamento. Se il via libera dei ministri dell'economia europei era scontato, non lo era l'assenza di discussioni nel merito dei piani, tutti approvati senza nessun commento da parte dei presenti.
"È stata un'approvazione non problematica, non si è parlato di nessun Paese ma c'è stata molta enfasi sul successo dell'Ue e sulla cooperazione", ha detto il ministro dell'Economia Daniele Franco, soddisfatto del risultato portato a casa, cioè aver ottenuto la prima parte di finanziamento. "Ci aspettiamo 25 miliardi tra qualche settimana", una cifra che "grosso modo finanzia tutto quello che riusciremo a spendere quest'anno. A noi oggi premeva portare a casa questo risultato e l'abbiamo ottenuto", ha sottolineato. Per ora, i 25 miliardi faranno partire riforme e investimenti che la Commissione valuterà passo dopo passo, per sbloccare via via gli altri fondi. Per il commissario Paolo Gentiloni, con quasi 200 miliardi da spendere, l'Italia ora deve dimostrare "un pò di quello spirito di coesione perché c'è la possibilità di cambiare il futuro della nostra economia e dobbiamo farlo con ritmi e impegni davvero straordinari". Oltre al Pnrr italiano, l'Ecofin ha approvato quelli di Francia e Germania (tra i Big), Austria, Belgio, Danimarca, Grecia, Lettonia, Lussemburgo, Portogallo, Slovacchia e Spagna.
In particolare, Berlino avrà a disposizione 25,6 miliardi di euro in sovvenzioni. Ne spenderà la maggior parte (il 52%) per la digitalizzazione, cercando di svilupparla in tutte le aree: dall'istruzione alla sanità, dall'industria alla pubblica amministrazione, ma anche nel capitale umano e nelle tecnologie avanzate, come il cloud e la microelettronica. Alla transizione verde andrà invece il 42% dei fondi, con misure per la decarbonizzazione dell'industria, incluso un focus particolare sull'idrogeno pulito, investimenti nella mobilità sostenibile, soprattutto elettrica, e nell'efficienza energetica degli edifici.
Per Parigi la priorità è la transizione climatica, a cui dedicherà il 46% della sua dotazione totale da 39,4 miliardi in sovvenzioni. Buona parte delle misure green (6,5 miliardi) andrà ai progetti per mobilità e infrastrutture, con un'attenzione particolare al sistema ferroviario. Quasi altrettanto (5,8 miliardi) sarà speso per l'efficientamento energetico dei vecchi edifici.
Rodolfo Ricci