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Francoforte 

L’inflazione record dell’Eurozona mette sotto pressione la Bce sui tassi 

Partiamo da un dato allarmante: a maggio il tasso medio d'inflazione nei Paesi dell'Eurozona è arrivato a toccare l'8,1%, un livello mai raggiunto da quando è stata creata l'Unione monetaria. Questa la stima flash fornita da Eurostat. Ad alimentare la crescita dell'inflazione, osserva l'istituto europeo di statistica, è stata soprattutto la dinanica dei prezzi dell'energia. Ad aprile il tasso d'inflazione nell'Eurozona si era attestato al 7,4%. Gli ultimi dati sull'inflazione dell'Eurozona, ai suoi massimi storici, impongono alla Bce di procedere a luglio con un rialzo dei tassi di mezzo punto percentuale. Loha ribadito a Bloomberg, il membro della Bce, Robert Holzmann. "Un rialzo di 50 punti base manderebbe il necessario chiaro segnale che la Bce è seria nel combattere l'inflazione e un chiaro segnale sui tassi aiuterebbe anche a supportare il tasso di cambio dell'euro", la cui debolezza non è di aiuto sul fronte dell'inflazione, ha dichiarato il 'falco' austriaco. Per Holzmann un intervento deciso ora potrebbe scongiurare in futuro misure più dure che rischiano di contribuire a una recessione dell'Eurozona.

Dalla Germania già arrivano richieste pressanti, con previsioni di breve termine: la Banca centrale europea varerà un rialzo di mezzo punto dei tassi di interesse nel corso del terzo trimestre. È la nuova previsione infatti degli economisti di Deutsche Bank che vedono una mossa più aggressiva alla luce del rally dell'inflazione e del pressing crescente dei falchi all'interno della Bce contrari all'approccio di innalzamento graduale che prevede due rialzi di un quarto di punto a luglio e a settembre. "Riteniamo che la Bce continui a sottovalutare l'inflazione e ci aspettiamo che con l'avanzare dell'estate aumenterà il consenso per un aumento di 50 punti base", si legge nel rapporto della banca tedesca. D’altronde, i prezzi energetici alle stelle sono diventati il tema dominante assieme all'Ucraina e mettono a nudo nuove divisioni nel Consiglio della Bce su come frenare l'inflazione, spingono l'Unione europea a cercare una soluzione che potrebbe, alla fine, assomigliare al prelievo italiano sugli extra-profitti dei Big dell'energia. Si parte dalla Bce. Christine Lagarde, la presidente che da dicembre sta portando avanti un piano di normalizzazione della politica monetaria di fronte all'inflazione arrivata così alta, ha un piano.

Mettere fine agli acquisti di bond a inizio luglio, alzare i tassi di un quarto di punto subito dopo, alla riunione del 21. E magari di nuovo a settembre, portando così il tasso sui depositi a zero dall'attuale record negativo di -0,50%. C'è il consenso di buona parte dei membri del consiglio Bce. Ma i 'falchi' non ci stanno ad escludere un aumento da mezzo punto: la Fed lo ha già fatto, e promette altrettanto a giugno e luglio. Lagarde vuole un approccio graduale, per non ferire ulteriormente la crescita e non far impennare lo spread. Ma c'è un problema: il dollaro, con questo differenziale crescente di tassi, si rafforza. E un euro che si svaluta fa importare altra inflazione.

Rodolfo Ricci

( 1 giugno 2022 )

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