Giovedì 25 aprile 2024, ore 22:15

Francoforte 

La Bce ritocca il ritmo degli acquisti di bond 

Alla fine è avvenuto. La Banca centrale europea lascia, come atteso, i tassi d'interesse fermi: il tasso principale rimane a zero, il tasso sui depositi a -0,50% e il tasso sui prestiti marginali a 0,25%. Lo ha comunicato lo stessi istituto di Francoforte dopo la riunione di politica monetaria. In pratica, la Bce "giudica che le condizioni di finanziamenti favorevoli possono essere mantenute con un ritmo moderatamente più basso degli acquisti netti di asset tramite il programma perl'emergenza pandemica Pepp".
Continuerà gli acquisti di bond tramite il programma tradizionale 'App' al ritmo mensile di 20 miliardi di euro, e "continua ad aspettarsi che gli acquisti netti procedano per tutto il tempo necessario a rinforzare l'impatto accomodante dei tassi, e terminare poco prima che inizi ad alzare i tassi d'interesse". Resta un dato: la ripresa europea corre, e con essa le pressioni per rallentare il ritmo degli aiuti per la pandemia. Tanto che alla vigilia si dava per certa una discussione se dare un colpo di freno al 'Pepp', come chiedono i governatori 'falchi’, ma con l'imperativo della massima prudenza. Perché sullo sfondo resta una fiammata inflazionistica (al 3% ad agosto) giudicata temporanea.
E la recente strategy review della Bce potrebbe di fatto allungare l'orizzonte dell'App, il programma di acquisti di bond destinato a restare in piedi. Nei giorni scorsi nel Consiglio direttivo, il Governatore della Banca nazionale austriaca Robert Holzmann è tornato alla carica: "C'è la possibilità di riuscire a normalizzare la politica monetaria prima di quanto si aspetti la gran parte dei mercati finanziari". Parole che fanno seguito alle uscite dello stesso Holzmann e di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, nelle ultime settimane a favore di una frenata del Pepp. Molti economisti si aspettavano che dopo il colpo d'acceleratore al programma per l'emergenza pandemica nel secondo e terzo trimestre, la presidente della Bce Christine Lagarde abbandonasse ieri la formula "acquisti a un ritmo significativamente più elevato" relativamente al futuro del Pepp nel quarto trimestre. E che si andasse, con una discesa graduale, verso la potenziale (se non ci saranno grosse sorprese negative sul fronte della pandemia) chiusura del Pepp a marzo 2022, come programmato. In parte il processo sembra iniziato.
A giustificare una mossa simile sarebbe la crescita, attestata da Eurostat al 2,2%, più del 2% preliminare calcolato a luglio, dell'economia dell'area euro nel secondo trimestre. Non mancano segnali discordanti, come il crollo dell'indice di fiducia Zew che riflette le incertezze create dalle varianti Covid. Lagarde in ogni caso ha dimostrato grande prudenza nel comunicare l'esito del Governing Council. Come avvertiva sul Financial Times Elga Bartsch, capo economista del BlackRock Investment Institute, "c'è il rischio che i mercati interpretino la decisione operativa di ridurre il ritmo degli aiuti pandemici come una decisione di 'tapering' da parte della Bce". La Bce, va in direzione opposta a un tapering, che indica una riduzione graduale del debito che ha in pancia. A luglio c'è stata la "strategy review", che ha cambiato l'obiettivo d'inflazione facendolo diventare un più accomodante 2% "simmetrico". Ora - come ha spiegato in agosto il capo economista Philip Lane - bisogna aggiornare anche le prospettive del Qe: e le attese che circolano sono perlomeno per un allungamento dell'orizzonte temporale, che passerà, una volta uscito (auspicabilmente) di scena il Pepp, per l'App, il programma di acquisto bond varato sotto la presidenza di Mario Draghi.

Rodolfo Ricci

( 9 settembre 2021 )

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