Venerdì 19 aprile 2024, ore 16:22

Europa 

La svolta della Ue alla prova delle elezioni tedesche 

Nessun terremoto nel terzo e ultimo 'Triell', il dibattito televisivo tra i tre candidati alla cancelleria in vista delle elezioni di domenica prossima in Germania: il socialdemocratico Olaf Scholz vince nuovamente i sondaggi sul gradimento del pubblico, anche se la leader dei Verdi Annalena Baerbock risulta la più apprezzata dalle analisi a caldo. Un dibattito nel quale, a tratti, i due potenziali alleati in un futuro governo hanno pedalato in tandem: Scholz e Baerbock hanno duellato insieme sulle politiche sociali, contro il leader dei conservatori Armin Laschet. L'intesa è però finita quando si è passati a parlare di clima: la candidata ecologista ha allargato le braccia con gesto plateale, per attaccare entrambi gli avversari.
Un banco di prova sarà sicuramente anche l’attegiamento verso il Patto di Stabilità europeo. Quell'insieme di regole che hanno gestito la governance economica dell'Ue sono state stracciate dalla crisi pandemica e superate dal Recovery fund. Ma ancora esistono.Correggere, insomma, sarà inevitabile. Ma per farlo ci sarà bisogno che tutti gli attori scendano effettivamente in campo. E al momento ce n'è uno - il più importante - che non può essere un giocatore. Né nella squadra dei "falchi", né in quella delle "c olombe". Si tratta appunto della Germania. Il bipolarismo tipico del sistema politico tedesco è stato archiviato da qualche anno, ma ora la dinamica del consenso sembra aver assunto una spirale imprevedibile. Senza un baricentro.
Eppure, l'esito delle urne avrà un effetto diretto su tutte le grandi scelte che dovrà compiere l'Ue. A cominciare, appunto, dal Patto di Stabilità. Se i sondaggi delle ultime settimane dovessero essere confermati, senza dubbio la strada del cambiamento apparirebbe più facile. La vittoria dei Socialdemocratici di Scholz, infatti, determinerebbe l'apertura di una sponda verso regole più morbide.
Si configurerebbe un asse naturale con i governi degli altri Paesi più grandi, che sono guidati con profili diversi da esecutivi progressisti e comunque favorevoli a rivedere le storture del Fiscal compact. Con la Francia di Macron, ad esempio, il cui debito ha ormai raggiunto quota 100%. Con la Spagna, il cui premier è socialista come Scholz. Con l'Italia di Mario Draghi (sostenuto dal Pd, partito iscritto ai socialisti europei, e dalla Lega che tradizionalmente attacca il Patto) che non ha mai nascosto le sue critiche ai vecchi parametri. L'ascesa della Spd confermerebbe questa linea sia nel caso di coalizione con i Verdi, sia con la Cdu.
Del resto Ursula Von Der Leyen, esponente dei Cristiano-democratici tedeschi, nei giorni scorsi ha confermato al Parlamento europeo l'intenzione di assumere una decisione nei prossimi mesi sulla riforma dei parametri. I problemi sorgerebbero, semmai, se in qualche modo entrassero nella compagine governativa i liberali. Loro sono i più fermi nella difesa dell'austerità. Reclamerebbero l'alleanza con i "frugali" senza distinzione. E senza ricordare il ruolo del loro Paese negli ultimi quarant'anni. Una vera e propria bilancia delle contrapposizioni europee. Sempre - o molto spesso - al centro delle mediazioni. Resta il fatto che fino a quando il nuovo governo tedesco non prenderà vita, sarà davvero complicato organizzare una discussione concreta sul Patto di stabilità. E l'attesa non sarà breve. Il voto del 28 settembre sarà solo il primo passo di un lungo percorso che durerà qualche mese prima di definire la nuova Cancelleria.

Rodolfo Ricci

( 20 settembre 2021 )

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