I fermenti sindacali agitano il dragone. Durante le prime 10 settimane di quest'anno in Cina ci sono stati più di 400 scioperi segnalati pubblicamente, più del doppio rispetto alle proteste registrate nello stesso periodo dello scorso anno. Il governo del presidente Xi Jinping ha risposto con fermezza: gli attivisti sindacali che alzano la voce per rivendicare un salario giusto rischiano il carcere.
Con il rallentamento del tasso di crescita economica della Cina negli ultimi anni, il China Labour Bulletin, un'organizzazione con sede a Hong Kong, ha registrato un'impennata negli scioperi segnalati pubblicamente - molto probabilmente solo una piccola parte di tutti gli scioperi effettivi - da meno di 200 nel 2011 a 1.256 nel 2017. I dati governativi indicano un aumento del 38% del numero di casi di controversie sul lavoro discussi nei tribunali cinesi, da 589.244 nel 2011 a 813.589 nel 2015.
In linea con la recente tendenza del manifatturiero, che si sta spostando dalle coste verso la parte centrale del paese, la maggior parte dei conflitti di lavoro nell’ultimo anno sono avvenuti nelle province centrali come Henan, Jiangsu e Anhui. E le proteste non colpiscono solo le industrie tradizionali come la manifattura. Anche i colletti bianchi e le industrie della new economy come l'e-commerce e la tecnologia verde stanno sperimentando un’alta conflittualità sul lavoro.
A gennaio, centinaia di insegnanti provenienti da tutta la Cina si sono dati appuntamento a Pechino per manifestare in difesa delle loro pensioni e altri diritti contrattuali. Il mese scorso, i lavoratori di una fabbrica di energia solare nella provincia di Guizhou hanno organizzato un sit-in, e gli autisti di app per taxi hanno protestato contro paghe da fame nello Shandong e nel Guangxi. A febbraio, invece, a scendere in strada è stato il personale medico della provincia settentrionale di Hebei per denunciare una disparità di retribuzione e il mancato pagamento dell'assicurazione sociale.
Gli attivisti sindacali si stanno organizzando anche online. Nella primavera 2016, il sindacato indipendente cinese dei lavoratori della Walmart, il colosso della grande distribuzione, si è opposto ad un cambiamento che avrebbe permesso all’azienda di pianificare lunghi turni di lavoro senza pagare gli straordinari. Gli attivisti hanno utilizzato il famoso servizio di messaggistica di WeChat per organizzare scioperi che hanno costretto il datore di lavoro a ritirare la nuova politica.
L'approccio predefinito del governo alle dispute sul lavoro è stato quello di considerarle una minaccia per la legge e l'ordine. A seguito di uno sciopero di minatori nella città nordorientale di Shuangyashan nel 2016, ad esempio, l'Ufficio per la sicurezza pubblica ha arrestato 30 persone per quelle che ha definito gravi accuse penali. I minatori dell'Hebei e gli operai edili della provincia centrale di Hubei sono stati picchiati lo scorso mese solo per aver protestato per ottenere i loro stipendi. Nella provincia del Guangdong, attivisti come Meng Han del Panyu Migrant Workers Center, un’associazione ormai disciolta che ha aiutato i lavoratori locali con la contrattazione collettiva, sono stati incarcerati.
Ma perché gli scioperi sono in aumento?
Il rallentamento dell'economia ha spremuto i produttori e le aziende orientate ai servizi. Molti imprenditori hanno risposto semplicemente non pagando i lavoratori. Molte aziende chiudono la sede durante la notte lasciando i dipendenti, da un giorno all’altro, senza lavoro e senza paga. Nel frattempo, però, i lavoratori sono diventati più consapevoli dei loro diritti e li rivendicano.
(Articolo completo di Ester Crea, domani su Conquiste Tabloid)