Il Parlamento europeo ha approvato una serie di misure di emergenza in caso di una Brexit 'no deal'. L'aula ha dato il via libera a quattro relazioni: la prima per un'autorizzazione all'export di determinati prodotti dell'Ue verso il Regno Unito e l'Irlanda del Nord. La seconda sul proseguimento del programma Erasmus+, la terza su alcuni aspetti della sicurezza aerea, la quarta con una deroga per proseguire i programmi di cooperazione Peace IV e Regno Unito-Irlanda alla frontiera nordirlandese.
Sulla Brexit c'è solo l'accordo già negoziato, ora è Londra che deve decidersi, da loro che deve arrivare la soluzione. Pressing europeo sul Regno Unito dopo il voto ai Comuni con la seconda bocciatura all'accordo della May. 'La nostra posizione non cambia né cambierà', dice Bruxelles, che tuttavia ritiene aumentata l'incertezza e con essa il rischio di un no deal. Il Regno Unito ha annunciato che taglierà temporaneamente le tariffe d'importazione su una vasta gamma di prodotti se il Parlamento britannico voterà a favore del "no deal" o se il "no deal" dovesse essere respinto dai Comuni ma Londra uscisse comunque dall'Unione europea senza accordo dopo il termine del 29 marzo. In entrambi i casi non ci saranno nuovi controlli al confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, ma resteranno in vigore per proteggere la produzione nazionale le tariffe su auto, carne di manzo, agnello, maiale, pollame e latticini. Le misure resterebbero in vigore per 12 mesi.
Il piano di emergenza sulle tariffe è stato messo a punto per proteggere l'industria nazionale, ma anche i posti di lavoro e prevenire un aumento dell'inflazione in caso di una uscita disordinata del Regno Unito dall'Ue.
L'Italia in trincea per prepararsi ad affrontare i rischi correlati con la Brexit ormai alle porte. Il governo ha allo studio un decreto legge, una sorta di 'ombrello' per evitare contraccolpi sui mercati. Sarà approvato in settimana e servirà a garantire continuità operative con le banche e le piattaforme britanniche, e sarà varato anche se non viene ritenuto necessario, solo perché potrebbe servire ad evitare scossoni e a tranquillizzare gli operatori. Nel frattempo tutte le autorità italiane si sono attivate, in accordo con quelle europee, per assicurare la corretta continuità operativa delle piattaforme su cui viaggiano i grandi flussi finanziari.
E tra queste la Consob ha diffuso un 'richiamo di attenzione' agli intermediari britannici che operano in Italia e quelli italiani che operano nel Regno Unito. In particolare, l'authority di Borsa sottolinea la necessità di dare a tutta la propria clientela, compreso il retail, informazioni tempestive e complete sugli effetti che la prospettiva imminente della Brexit può avere nei rapporti di prestazione dei servizi d'investimento in caso di 'no deal' e in mancanza di misure transitorie adottate in ambito nazionale.
A banche e imprese d'investimento viene richiesto di adottare precauzioni idonee per gestire un eventuale 'hard Brexit', che potrebbe comportare il venire meno del 'passaporto europeo' che abilita alla prestazione dei servizi d'investimento in tutta la Ue. In particolare gli intermediari devono assicurare ai clienti informazioni chiare e comprensibili sui servizi d'investimento resi e sul futuro dei rapporti in essere, incluse le modalità e i tempi di un'eventuale chiusura dei rapporti stessi. Consob, che sul tema Brexit collabora intensamente con Banca d'Italia e Mef, già nei mesi scorsi aveva richiamato le posizioni dell'autorità borsistica europea, l'Esma.