Martedì 16 aprile 2024, ore 6:32

Libero scambio

Nafta, ok del sindacato solo se c’è anche il Canada

Tra i principali cavalli di battaglia del presidente Donald Trump, la ridefinizione dell'accordo di libero scambio del Nord America tra Usa, Messico e Canada resta sotto i riflettori dei sindacati americani. A fare il punto, sul sito dell'Afl-Cio, è la responsabile del dipartimento, Celeste Drake, che in una luga nota ricostruisce gli ultimi passaggi e spiega la posizione della confederazione al riguardo. In breve, a conclusione del negoziato tra Usa e Messico, avvenuta alla fine dello scorso mese di agosto, è previsto che l'accordo tra i due paesi venga sottoscritto nel termine di 90 giorni. Per ora nell'intesa non c'è il Canada, che potrebbe però rientrare in partita, se dovessero andare a buon fine i colloqui attualmente in corso tra Ottawa e Città del Messico. Per il sindacato, la speranza è che in questa fase sia ancora possibile migliorare le regole sul lavoro.

Una volta siglato, l'accordo dovrà essere votato dal Congresso americano. Se la firma dovesse arrivare in autunno, il voto avverrà nel 2019. Nel frattempo, ciò che più conta per l'Afl-Cio è riuscire a capire cosa c'è nel nuovo accordo e quanto sia rispondente ai criteri fissati dallo stesso sindacato in un documento del giugno 2017. "Non prevediamo che un nuovo accordo sia perfetto o che includa tutti i nostri consigli", avverte Drake. "Tuttavia, - aggiunge - deve includere il Canada, mostrare progressi significativi su questioni critiche, anche riducendo gli incentivi per esternalizzare, proteggere i diritti fondamentali del lavoro e le libertà per i lavoratori in tutti e tre i paesi". Fondamentale per l'Afl-Cio, resta in ogni caso l'eliminazione del sistema giudiziario privato per gli investitori stranieri, noto come Isds.

Per quanto riguarda in particolare il lavoro, sottolinea Drake, "se l'accordo non include regole forti e chiare per proteggere i lavoratori in tutti e tre i paesi e che impongano al Messico di abbandonare il suo sistema di contratto di protezione (che mantiene bassi i salari e interferisce con il diritto di iscriversi e farsi rappresentare dai sindacati), e se non c'è la garanzia che le regole vengano applicate rapidamente e sicuramente, per noi non vale la pena di sostenerlo. Un accordo che non ottiene le disposizioni sul lavoro e gli strumenti di applicazione corretta non proteggerà i lavoratori statunitensi, messicani o canadesi e non ridurrà le delocalizzazioni. Un accordo che dovesse continuare a permettere l'abuso e lo sfruttamento dei lavoratori, sarebbe solo un altro buon affare per le imprese", avverte la responsabile dell'Afl-Cio.

(Articolo completo domani su Conquiste Tabloid)

( 19 settembre 2018 )

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