Giovedì 25 aprile 2024, ore 8:01

L’altro Mondiale

Qatar 2022, prima vittoria per i diritti dei lavoratori

di Manlio Masucci

Contratti regolari, diritto di lasciare il posto di lavoro e il paese indipendentemente dal benestare del datore, salario minimo e riconoscimento delle rappresentanze sindacali. La costante pressione, esercitata negli ultimi anni da sindacati e organizzazioni per la difesa dei diritti umani, nei confronti del governo del Qatar ha finalmente favorito lo sviluppo di relazioni industriali moderne e la fine del controverso sistema denominato kafala. E' questa la conclusione dell'Ilo, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, che ha ufficialmente chiuso il reclamo presentato dall'Ituc, la Confederazione Internazionale dei Sindacati, nel 2014. I sindacati internazionali e quelli globali accolgono con soddisfazione la decisione dell'Ilo e invitano gli altri paesi arabi, dove ancora vige il sistema kafala, a seguire le orme del Qatar. Le polemiche, relative all'uso di lavoro forzato in Qatar, hanno pesantemente investito anche la Fifa, criticata per aver assegnato l'organizzazione dei mondiali del 2022 a un paese senza i requisiti necessari. Il massimo organismo del calcio mondiale sembra aver però appreso la lezione, come dimostrano i requisiti stringenti in materia di rispetto dei diritti umani stabiliti per l'assegnazione dei mondiali del 2026.

L'assegnazione dei mondiali del 2022 al Qatar era stata criticata sin dal primo momento dai sindacati internazionali e da quelli globali. Il sistema di impiego denominato kafala era stato definito dai sindacati come una pratica di schiavitù moderna che lasciava i lavoratori, per la maggior parte migranti, alla totale mercé dei loro datori. Il mancato riconoscimento del diritto di associazione e contrattazione collettiva poneva inoltre seri rischi per la salute e la sicurezza degli operai nei cantieri. Una situazione destinata ad aggravarsi, considerando il piano di investimenti in impianti sportivi e infrastrutture di 200 miliardi di dollari annunciato dal governo.

“Il Qatar ha posto nuovi standard per tutti gli Stati del Golfo – ha rilevato il segretario generale dell'Ituc, Sharan Burrow – che devono essere seguiti anche dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi dove milioni di lavoratori migranti sono intrappolati in forme di moderna schiavitù”.

L'attuazione del piano di riforme sarà supportato tecnicamente dall'Ilo e dall'Ituc e si attuerà nella pratica grazie agli accordi fra le singole compagnie e i sindacati globali.

(Articolo completo domani su Conquiste Tabloid)

( 14 novembre 2017 )

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