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Serbia, lavoratori Fca in sciopero per un salario dignitoso

Dopo l’accordo conquistato dai lavoratori slovacchi della Volkswagen, al termine di uno sciopero che per sei giorni ha bloccato lo stabilimento di Bratislava (vedi Conquiste del 27 giugno scorso), anche nello stabilimento serbo di Fca i lavoratori hanno avviato un duro braccio di ferro con l’azienda per rivendicare migliori condizioni di lavoro, come spiega Gianni Alioti, responsabile dell’Ufficio Internazionale della Fim Cisl, nell’articolo qui pubblicato.

Dal 27 giugno 2017 i sindacati, che organizzano i lavoratori della Fca di Kragujevac1 nella Serbia centrale, hanno proclamato lo sciopero ad oltranza. L’azione diretta è stata decisa dopo due “scioperi di avvertimento” di un’ora (effettuati la scorsa settimana) e in assenza di una disponibilità della direzione aziendale ad avviare una trattativa con i rappresentanti dei lavoratori. Le richieste dei sindacati, che hanno la titolarità della contrattazione collettiva (Samostalni Sindikat e IER-Nezavisnost)2, sono formulate in 4 punti:

1) un aumento del salario minimo per ora lavorata da 2,00 a 2,4 euro pari a 290 dinari (che costituisce la retribuzione percepita dall’80% dei lavoratori Fca;

2) un miglioramento dell’organizzazione della produzione basata sul WCM3 e su nuove assunzioni che assicurino la sostituzione dei lavoratori assenti per congedo di maternità o per lunghi periodi di malattia;

3) il riconoscimento di bonus legati sia al raggiungimento di obiettivi di efficienza, sia al riconoscimento del bronzo e dell’argento nel WCM;

4) l’applicazione del contratto collettivo aziendale sia sull'indennità di trasporto nei casi in cui si lavora fuori degli orari di lavoro standard e non si dispone di mezzi pubblici (nelle ore notturne dalle 22.00 alle 5.00), sia sul lavoro al sabato e il rispetto delle norme aziendali.

Nella fabbrica serba di Fca l’ultimo aumento salariale, erogato ai soli operai, era avvenuto tre anni fa (25 euro al mese). Successivamente, in presenza di una contrazione dei volumi di vendita (e della produzione), la “Fiom serba” (come la rivista italiana “Altreconomia” chiama Samostalni Sindikat) ha accettato di congelare i salari in cambio di nessun licenziamento.

L’impianto di Kragujevac avrebbe dovuto sfornare “a pieno regime”, secondo i programmi del 2012 di Fca e del Governo serbo, 200mila veicoli all’anno. Cinque anni dopo si è scesi sotto le 90mila auto. Nel 2016 i turni dal lunedì al venerdì sono stati ridotti da tre a due, non solo per riallineare la produzione al mercato, ma anche per “aumentare la produttività” della fabbrica. L’occupazione, nello stesso periodo, è scesa di circa mille persone, attraverso un piano sociale firmato da Samostalni Sindikat.

I bassi salari, ben al di sotto del minimo vitale, costringono molti lavoratori al secondo lavoro, che si riflette gioco forza sulla prestazione lavorativa in Fca. Aumentano, infatti, anche gli infortuni sul lavoro e i near miss, nonostante siano spesso occultati per responsabilità di alcuni dirigenti propensi a manipolare la realtà in base al sistema con cui sono valutati dall’azienda. Inoltre le basse retribuzioni aumentano la fuori uscita verso altre aziende degli operai più qualificati, dei tecnici e dei quadri, impoverendo lo stock professionale formato in azienda, che deve sempre essere ricostruito.

(Articolo completo di Gianni Alioti, domani su Conquiste Tabloid)

( 1 luglio 2017 )

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