Giovedì 25 aprile 2024, ore 5:31

In primo piano

Bruxelles, uno degli attentatori era stato già fermato in Turchia

C'è stato un primo arresto stamane ad Anderlecht. Ma non sarebbe il super-ricercato Najim Laachraoui come inizialmente era stato annunciato. 

Intanto all'indomani degli attentati che ieri mattina hanno insaguinato Bruxelles, si delineano i contorni della tragedia. Sale a 32 il numero dei morti dopo il ritrovamento di un altro cadavere all'aeroporto, e 270 feriti. E arriva la notizia che uno degli attentatori, Ibrahim Bakraoui, sarebbe stato già fermato in Turchia e segnalato come foreign fighter ma rilasciato dal Belgio. A rivelarlo lo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan, secondo quanto riportato dalla Cnn turca. Ankara ha informato Bruxelles il 14 luglio dell'arresto di un 'foreign fighter' a giugno ma, riferisce Erdogan, le autorità belghe non hanno trovato legami con il terrorismo.

Tra i morti con ogni probabilità c'è anche un'italiana, come ha reso noto la Farnesina. Potrebbe trattarsi di Patricia Rizzo, un'impiegata presso un'agenzia della Commissione Ue. I familiari sono assistiti dall'ambasciata per il riconoscimento.

Tutte le vittime sono state ricordate stamane in Place de la Bourse, con un minuto di silenzio che ha avvolto le centinaia di persone raccolte nella centralissima piazza.Tra i punti fermi dell'indagine in corso, l'identificazione di due componenti del commando terrorista: si tratta dei fratelli Ibrahim e Khalid al Bakrawi, autori rispettivamente degli attentati all'aeroporto e alla stazione della metropolitana; ancora ignoto invece il secondo kamikaze di Zaventem mentre il terzo uomo presente nello scalo, anch'egli non identificato, è attualmente latitante. Grazie alle indicazioni del tassista che aveva trasportato il commando all'aeroporto, è stata effettuata la perquisizione nell'abitazione in cui risiedevano i sospetti, e nella quale sono stati ritrovati 15 chili di esplosivo di tipo Tatp, 150 litri di acetone, 30 litri di acqua ossigenata, detonatori e una valigia piena di chiodi e viti. Ibrahim al Bakrawi ha inoltre lasciato sul suo pc un "testamento" scoperto dalla polizia in un cassonetto in cui era stato gettato il portatile, e nel quale l'uomo ammetteva di "non sapere che cosa fare", di sentirsi braccato e che se avesse aspettato oltre avrebbe rischiato di "far compagnia in una cella" a Salah Abdeslam; il documento non conterrebbe alcun riferimento allo Stato Islamico.

Il terzo uomo, quello con il cappello che compare nella foto insieme agli altri due, è Najim Laachraoui, il jihadista ventiquattrenne considerato l'artificiere del network terrorista. La Procura belga aveva già spiccato un mandato d'arresto nei giorni scorsi, quando tracce del suo dna sono state trovate sia in due covi, sia soprattutto su almeno due cinture esplosive, una utilizzata al Bataclan, l'altra allo Stade de France. Laachraoui è considerato molto vicino a Salah.

"Temevamo un attacco ed è successo", ha detto ieri il primo ministro Charles Michel in conferenza stampa.

All'aeroporto di Zaventem ieri mattina c'era anche Beppe Iuliano, responsabile dell'Ufficio Internazionale Cisl, in attesa di imbarcarsi per Roma. Raggiunto telefonicamente da Conquiste racconta di una Bruxelles paralizzata. "La Farnesina ci ha mandato un sms invitandoci a non muoverci perché tutte le frontiere erano state chiuse. Noi siamo stati evacuati dall'aeroporto, ma non c'era altra possibilità che muoverci a piedi. Insieme ad un tedesco e ad un israeliano abbiamo cercato un passaggio per allontanarci dalla città. Non importava la direzione, purché potessimo allontanarci. Avremmo voluto noleggiare una macchina, ma non sarebbe stato possibile portarla oltre confine. Così, appena è stato possibile, ho preso un taxi e poi un treno per cercare di raggiungere la Germania. Ora sono Dusserdolf e da qui proverò a tornare in Italia", ha detto.

Proprio ieri a Bruxelles era convocato il Comitato esecutivo della Confederazione europea dei sindacati (Ces), che riunisce dirigenti sindacali provenienti da tutta Europa. Tra loro Maurizio Petriccioli, segretario confederale Cisl, e Andrea Mone del dipartimento internazionale.

"Noi siamo con tutte le persone di Bruxelles che sono state ferite o uccise, con le loro famiglie, con tutti coloro che sono rimasti coinvolti in questa situazione spaventosa, e con coloro che sono alla ricerca di notizie di familiari, amici e colleghi", ha dichiarato Luca Visentini, segretario generale Ces in una nota pubblicata sul sito della Confederazione. "Questo attacco omicida a Bruxelles è un attacco contro il Belgio e l'Europa", gli ha fatto eco Rudy De Leeuw, presidente della Ces, auspicando che i responsabili possano essere identificati ed assicurati alla giustizia.

Dall'Italia è stata la segretaria generale della Annamaria Furlan, ad esprimere, a nome di tutta la confederazione di Via Po, il cordoglio per quanto accaduto nella capitale belga. "Gli attentati a Bruxelles sono un fatto terribile e devastante per tutta l'Europa", ha dichiarato la sindacalista.  "Abbiamo un tema sicurezza, ma anche un tema di politica internazionale che non vede l'Europa protagonista" ha proseguito Furlan. Un'Europa che anzi, al contrario, non riesce a essere unita, dove ogni paese ha i propri nazionalismi e populismi". L'Europa "non riesce in questo modo a farsi portatrice di una politica internazionale che metta nell'angolo il terrorismo e promuova invece democrazia, pace, integrazione, accoglienza, così come invece sarebbe indispensabile fare". La notizia ha scosso fortemente la Cisl tutta che in segno di lutto, ha chiesto a tutte le strutture  territoriali e di categoria, di esporre a mezz'asta la bandiera CISL, quella dell’Europa e quella belga insieme ad un nastro nero. E in una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil,  esprimono coralmente “solidarietà e vicinanza ai cittadini e ai lavoratori belgi colpiti dai sanguinosi attacchi terroristici che questa mattina hanno sconvolto Bruxelles e provocato terrore e morte”. Per le organizzazioni sindacali confederali “colpire Bruxelles significa colpire l’Europa e tutti i suoi cittadini. Occorre, quindi, dare una risposta ferma contro queste forme di terrorismo che vogliono minare i nostri principi di democrazia e libertà”.

 

( 23 marzo 2016 )

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