Sulle pensioni i sindacati non vanno in vacanza. E chiedono risposte al governo entro luglio. Altrimenti sarà mobilitazione. Sul piatto c’è la cosiddetta fase due del confronto sulla previdenza, che riguarda in particolare i futuri pensionati. Ma non solo. La richiesta netta che arriva dall’attivo unitario di sindacati confederali e sindacati dei pensionati è quella di sterilizzare l’innalzamento dell’età pensionabile (previsto per il 2019) dovuto al meccanismo di adeguamento all’aumento dell’aspettativa di vita.
Ecco perché i sindacati pressano il governo. Dopo il tavolo tecnico di martedì, il confronto al ministero del Lavoro dovrebbe riprendere a breve, per arrivare a un punto politico a fine mese. Tra le questioni da affrontare ci sono anche le pensioni di garanzia per i giovani, i bonus contributivi per le donne impegnate in periodi di cura e la riforma della governance dell’Inps. Quello dei sindacati, spiega il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, è “un impegno forte” per porre al centro la riforma delle pensioni, a partire dalla messa a un punto di un sistema che assicuri “trattamenti adeguati per i giovani di oggi”. Anche l’eliminazione delll’automatismo tra aspettativa di vita ed età pensionabile, sottolinea il sindacalista, è un intervento connesso, “parte di un pacchetto da discutere con il Governo”. Esecutivo che con “l’attivo unitario di oggi incoraggiamo di nuovo su temi per noi fondamentali”, spiega Petriccioli.
Sulla previdenza, intanto, cominciano a circolare le prime cifre. Costerebbe circa 1,2 miliardi di euro impedire l'aumento dell'età per la pensione a 67 anni. Sarebbe quindi questa la stima dell'impatto sulla spesa pensionistica. Effetto che si produrrebbe nel 2019 se si decidesse di bloccare l’asticella a 66 anni e 7 mesi.
Approfondimento domani su Conquiste tabloid