“Sta circolando il testo della legge di Bilancio ‘bollinato’ dalla Ragioneria dello Stato, che è stato inviato al Quirinale. Ci risulta che, nella parte dedicata alla ottava salvaguardia degli esodati, ci sia quello che noi riteniamo un grave errore: un cambio di data che riguarda il termine per l’ingresso nella mobilità. Nella settima salvaguardia avevamo conquistato il 31 dicembre del 2014 che, inspiegabilmente, è stato retrocesso al 31 dicembre del 2012”. Lo ha dichiarato Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera.
Per quanto riguarda i lavoratori nel profilo mobilità, infatti, la bozza presentata dal Governo include, tra gli altri, i lavoratori collocati in mobilità o in trattamento speciale edile ai sensi degli articoli 4, 11 e 24 della legge 223/1991, o ai sensi dell'articolo 3 del Dl 299/1994, a seguito di accordi governativi o non governativi, stipulati entro il 31 dicembre 2011, ovvero da aziende cessate o interessate dall'attivazione delle vigenti procedure concorsuali quali il fallimento, il concordato preventivo, la liquidazione coatta amministrativa, l'amministrazione straordinaria o l'amministrazione straordinaria speciale, previa esibizione della documentazione attestante la data di avvio della procedura concorsuale, anche in mancanza dei predetti accordi. Tali soggetti possono mantenere le regole di pensionamento previgenti alla Legge Fornero a condizione che il rapporto di lavoro risulti cessato entro il 31 dicembre 2012 e che maturino il diritto alla pensione, sempre con le regole antecedenti la normativa Fornero, entro 36 mesi dal termine dei predetti ammortizzatori sociali (indennità di mobilità ordinaria o Trattamento Speciale Edile) (qui ulteriori dettagli).
“Questo anticipo di ben 2 anni – prosegue – vanifica il miglioramento normativo per l’ottava salvaguardia che è stato introdotto nella stessa legge di Bilancio e che sposta avanti di 36 mesi il termine per l’inclusione nella mobilità: con una mano si dà e con l’altra si prende. È semplicemente assurdo perché vengono escluse, tra le altre, aziende come Alitalia ed ex Eutelia. Su questo punto presenteremo un emendamento”.
Un dato da tenere in considerazione: in Italia ci sono circa 540.000 pensioni liquidate prima del 1980, quindi in vigore da oltre 36 anni. Il dato emerge dalle tabelle Inps sugli anni di decorrenza delle pensioni di vecchiaia (comprese le anzianità) e ai superstiti del settore privato e pubblico, esclusi quindi sia gli assegni di invalidità previdenziale, sia quelli agli invalidi civili, sia gli assegni sociali. Le pensioni di vecchiaia e superstiti del settore privato che hanno oltre 36 anni sono 475.000 mentre quelle del pubblico sono 65.463. Per le pensioni pubbliche anticipate la media di uscita era di 47,4 anni.