Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il decreto di nomina di Visco a Governatore della Banca d’Italia, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, acquisito il parere favorevole del Consiglio Superiore della Banca d’Italia.
Il parere del Consiglio, necessario ma non vincolante, è uno dei passaggi obbligati della procedura di nomina del vertice della Banca d'Italia che parte dalla designazione da parte del presidente del Consiglio (ufficializzata ieri sera), passa dal parere del Consiglio di Bakitalia, prosegue con la ratifica del Consiglio dei ministri e termina con la nomina con Decreto presidenziale firmato dal Capo dello Stato.
E proprio il decreto per la conferma del governatore Visco è stato il “piatto forte” del Consiglio dei ministri riunitosi questa mattina a Palazzo Chigi. All'ordine del giorno figurava un Dlgs che rivede e integra il Codice della nautica da diporto, leggi regionali e “varie ed eventuali”, voce che comprendeva il provvedimento di nomina
Ieri intanto, il "Rosatellum 2.0" è passato al Senato con 214 si, 61 contrari, un astenuto. Dopo il via libera di ieri ai 5 voti di fiducia chiesti dal governo sui vari articoli del testo, il provvedimento, già approvato alla Camera diventa definitivo. Con la sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale diventerà legge. Il capogruppo del Pd Luigi Zanda intervenendo in Aula ha manifestato il favore del Pd ad una eventuale fiducia anche sullo ius soli. Duro lo scontro dentro e fuori il Parlamento durante la discussione sul provvedimento dopo che ieri il Movimento cinque stelle ha manifestato in piazza contro la blindatura del provvedimento.
Ieri i cinque voti di fiducia dell'Aula del Senato al Rosatellum. Ma c'è bisogno del supporto di 13 verdiniani di Ala per raggiungere il numero legale. Mdp, Si e M5s abbandonano.
Senza il voto di Mdp, dunque, la maggioranza non soffre sui voti di fiducia grazie anche alle molte assenze sul fronte dell'opposizione al momento del voto in Aula, soprattutto tra le file di Forza Italia e della Lega. Ma è in difficoltà per il raggiungimento del numero legale. Tant'è che in almeno tre voti di fiducia è stato decisivo il sostegno dei senatori di Verdini. Il "balletto" di assenze e presenze in Aula, al quale si è assistito soprattutto da parte dei senatori di FI, Ala, Lega e "Federazione della Libertà" per far abbassare o meno il quorum, ha garantito che il "Rosatellum" incassasse la fiducia, ma non è riuscito a camuffare più di tanto il perimetro incerto in cui sarà costretta a vivere la maggioranza in questo scorcio di fine legislatura al Senato, in vista delle votazioni sulla legge di bilancio.
Anche se di riforma della legge elettorale si è parlato per l’intera legislatura e con un nulla di fatto, visto il naufragare dei progetti via via proposti - a partire dall’Italicum di Renzi -, il Rosatellum approda in porto in tempi che per la politica sono da considerarsi record: 35 giorni, sabati e domeniche compresi, dal 21 settembre, quando il Pd ha depositato il testo base in commissione Affari costituzionali alla Camera.
Nel corso dell’iter il governo ha posto per otto volte la fiducia: tre per il passaggio a Montecitorio e cinque, appunto, per quello a Palazzo Madama. Il testo finale approvato è in realtà una versione «bis» di un primo disegno di legge presentato dal capogruppo Pd Ettore Rosato, da cui ha tratto il nome: dopo il fallimento del cosiddetto «tedeschellum» a giugno, un’intesa tra lo stesso Pd, Forza Italia, Ap e Lega (che ancora oggi ha ribadito di aver votato «turandoci il naso») ha portato al nuovo testo per scongiurare che il prossimo voto avvenisse con la vecchia legge elettorale (il cosiddetto Porcellum), rimaneggiata dopo la sentenza della Corte Costituzionale che aveva ritenuto illegittimo il premio di maggioranza. Quello che ne era venuto fuori era sostanzialmente un sistema proporzionale che non avrebbe garantito la formazione di una maggioranza. Di qui la scelta di dare vita ad una nuova legge.