Martedì 16 aprile 2024, ore 8:53

Europa

Italia-Francia, risposte per la rifondazione della Ue

di Giampiero Guadagni

Le domande dei giornalisti possono far cadere un muro e costruire un ponte. E non solo in senso metaforico.

Il 9 novembre 1989 a Berlino est, nel corso di una conferenza stampa Riccardo Ehrman, giornalista fiorentino all’epoca corrispondente dell’Ansa, avendo saputo che all’interno del partito comunista della Ddr si stavano discutendo graduali aperture nella legge di viaggio che di fatto impediva l'espatrio ai cittadini tedesco-orientali, chiese al responsabile dell’informazione del partito, Günter Schabowski, quando il nuovo regolamento sui transiti tra le due Germanie sarebbe entrato in vigore. Schabowski diede la storica risposta: ”A quanto ne so io, subito, da ora”. Ehrman ebbe il merito di capire immediatamente il senso della risposta. Telefonò subito all’Ansa dettando il lancio: ”Un annuncio che equivale alla caduta del muro è stato dato stasera dal portavoce”. E poi il seguito: ”Gunter Schabowski ha detto che da questo momento i tedeschi orientali possono varcare tutte le frontiere, comprese quelle occidentali, senza necessità di passaporto o di visto e solo con un documento di identità valido”.

Le parole ebbero un’eco immediata e subito moltissime persone si recarono presso il muro. Le guardie di confine, sorprese e prive di indicazioni, aprirono i checkpoint e una gran massa di berlinesi dell’est si riversarono ad ovest senza controllo. Quella data è impressa nella memoria collettiva come il giorno della caduta del Muro.

In quel caso piccola domanda, effetto enorme. Un effetto meno storico, ma comunque importante, è provocato oggi da un’altra domanda rivolta mesi fa ancora una volta da un giornalista italiano, ancora una volta dell’Ansa. Era settembre, conferenza stampa Gentiloni-Macron al termine del vertice di Lione. Il giornalista chiese ai due leader se non fosse il caso di sottolineare la cooperazione fra Roma e Parigi così come Macron pochi giorni prima aveva annunciato l’intenzione di voler fare con quella franco-tedesca. La risposta fu subito di apertura. Il premier italiano e il presidente francese hanno poi fatto sul serio e ieri ne hanno riparlato a Palazzo Chigi durante il bilaterale seguito alla visita del capo di Stato francese al Quirinale da Mattarella.

Il ”Trattato del Quirinale” - sul modello di quello dell'Eliseo firmato quasi 55 anni fa tra Germania e Francia - sancirà appunto una cooperazione rafforzata fra Italia e Francia. Un ”gruppo di saggi”, tre italiani e tre francesi, è già pronto a mettersi al lavoro per definirne l’ambito.

Dunque, consultazioni bilaterali molto più coordinate dovrebbero essere previste dal Trattato su una serie di questioni, da quelle europee ai temi della cultura, con un’attenzione particolare per il settore industriale, e in particolare quello navale, sia civile che militare, dopo l'accordo raggiunto a settembre sui cantieri Stx di Saint-Nazaire. La direzione di amrcia è ambiziosa: essere alla testa dell’avanguardia per un’Europa più sovrana e unita, che sappia tutelare i suoi cittadini così da togliere terreno ai populismi.

Il gruppo di lavoro dei Sei saggi dovrà elaborare alcuni macro obiettivi sui quali concentrarsi e coordinarsi: dalla crescita e occupazione alla politica migratoria.

E a proposito di immigrazione, Macron ha dato atto all’Italia di ”aver fatto un ottimo lavoro, ma il tema non è alle spalle”. Nel dibattito, aggiunge, ”c’è grande confusione perché si fa tutto un mix fra migranti, rifugiati, diritto d'asilo”.

Da parte sua Gentiloni ha sottolineato: ”L’unica cosa che non possiamo promettere ai cittadini europei è che il problema dei flussi migratori si possa cancellare rapidamente con chi sa quale ricetta miracolosa. Il problema è gestire la cosa insieme e mi sembra che la collaborazione con la Francia si ispirata a questo metodo”. Per il premier ”dobbiamo accogliere i rifugiati, velocizzare le procedure per il riconoscimento al diritto d’asilo e trasformare il grande fenomeno migratorio che viene dell’Africa da uno illegale, gestito da organizzazioni criminali, in uno gestibile e legale”.

( 11 gennaio 2018 )

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