Braccio di ferro tra Cinquestelle e Lega sul condono fiscale. Con Di Maio che diserta il vertice mattutino a Palazzo Chigi sul decreto da portare in Consiglio dei ministri nel pomeriggio e Salvini che da remoto fa sapere che prima c’è il decreto fiscale e poi viene la manovra. L'oggetto dello scontro tra M5s e Lega è ancora la cosiddetta ”pace fiscale”, che il Carroccio intende estendere il più possibile mentre i pentastellati vorrebbero ridurre ai piccoli importi.
Da una parte il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro non vuole si vada oltre il tetto dei 100mila euro di debiti sui quali il contribuente potrà accedere alla sanatoria, per evitare di far passare il messaggio di un condono a maglie larghe; dall'altra il ministro dell'Interno che insiste sull'aiuto a chi ha contenziosi con il fisco e però ipotizza un tetto a 500mila euro. Salvini ha ricordato agli "amici di M5S" che il ”saldo e stralcio delle cartelle di Equitalia per chi ha fatto la dichiarazione dei redditi ma non è riuscito a pagare tutto, è nel contratto di governo”.
La soluzione si cerca in un secondo vertice pomeridiano a Palazzo Chigi, prima del Consiglio dei ministri che dovrebbe approvare anche la manovra, con Conte, Tria e stavolta anche Di Maio e Salvini. Il punto di caduta potrebbe essere un tetto a 200mila euro per accedere al ”saldo e stralcio”. Ma comunque lo si definisca, a prescindere dall’entità del debito con il fisco, sempre di sanatoria si tratta.