Divieto di apertura domenicale e festiva, con possibile deroghe per un massimo di 12 domeniche all’anno. Domeniche che saranno stabilite dalle Regioni con decreto dirigenziale da emanare di intesa con gli Enti Locali e sentito il parere delle associazioni imprenditoriali del commercio, dei consumatori e dei sindacati più rappresentativi sul piano nazionale. Dodici saranno anche le festività nazionali, civili e religiose nelle quali non deve essere prevista la possibilità di deroga. E’ questa la proposta che Filcams, Fisascat e Uiltucsr, insieme a Cgil Cisl Uil, hanno esposto ieri, in audizione alla Commissione Attività Produttive della Camera, sul tema degli orari di apertura degli esercizi commerciali. Le tre sigle propongono inoltre: la definizione di una normativa nazionale sul meccanismo sanzionatorio, di prevedere il rispetto dell’obbligo della mezza giornata di chiusura infrasettimanale dell’esercizio commerciale, di escludere che la riduzione del numero di aperture possa costituire di per sé giustificato motivo per operare licenziamenti collettivi plurimi e individuali e stanziare risorse per finanziare piani aziendali di riconversione degli orari individuali di lavoro per i lavoratori dipendenti aventi le prestazioni nelle giornate domenicali come ordinarie. “È necessario - ha spiegato il segretario generale della categoria cislina, Davide Guarini - sviluppare percorsi che consentano alle amministrazioni pubbliche e a le Parti Sociali di tornare protagoniste sulla programmazione delle aperture”. “Fisascat - ha aggiunto il segretario confederale della Cisl, Andrea Cuccello - ha presentato proposte equilibrate e pienamente condivisibili sul delicato tema degli orari di apertura degli esercizi commerciali. La possibilità di avere chiusure domenicali e il cambio di passo in tema di aperture selvagge è una conquista per il nostro Paese, anche perché ci permette di rimetterci in linea con quanto accade nel resto d’Europa”.
“L’esperienza concreta della liberalizzazione degli orari - ha dichiarato il segretario nazionale Fisascat, Mirco Ceotto - ha ampiamente dimostrato che le misure dei Governi che negli anni si sono succeduti non hanno determinato un aumento dei consumi, mentre hanno contribuito a una precarizzazione del lavoro”.