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Attualità

Cisl lancia ”il Barometro” del benessere e disagio famiglie, nuovo bollettino della confederazione

Il benessere delle famiglie è "drammaticamente caduto" negli anni della crisi e sono ancora lontani i livelli del 2007. Per quanto riguarda la sfera del lavoro, dal 2015 vi è una ripresa, ma ancora insufficiente, per questo va rafforzata. A fotografare la situazione è la Cisl che lancia "Il Barometro" del benessere e disagio delle famiglie, il nuovo bollettino della confederazione di via Po, curato dal suo Centro studi ricerca e formazione, diffuso alla presenza della segretaria generale, Annamaria Furlan. "Il Barometro offre un quadro complessivo ed affidabile dei fenomeni socioeconomici a più rapida evoluzione che costituiscono una parte importante anche se non esclusiva del benessere delle famiglie e del Paese", ha sottolineato Furlan. "Sarà un supporto all’elaborazione strategica del gruppo dirigente della Cisl a tutti i livelli, ma anche un'analisi puntuale ed un riferimento per valutare in maniera sistemica e trasparente l’azione della politica economica", ha aggiunto. Il bollettino Cisl, dunque, indica che ancora "il sole per le famiglie italiane è oscurato da molte nuvole, anche se la tendenza recente ha aperto spiragli di miglioramento".

Sono quattro le aree tematiche su cui è stato calcolato l’indice complessivo di benessere: attività economica, lavoro, istruzione, redditi e pressione fiscale. Fatto 100 il valore del Barometro complessivo al 2007, il livello è caduto fino a 95,8 nel 2013; una tiepida ripresa, evidenzia il bollettino, ha invertito la tendenza nell’ultimo biennio e al terzo trimestre 2015 il valore dell’indicatore complessivo si colloca a 98,1. "La tendenza recente ha aperto spiragli di miglioramento". Anche se l’indice di benessere complessivo non ha ancora recuperato il livello d’inizio 2011. Guardando, invece, il solo indicatore dell’attività economica, emerge che il Pil procapite è caduto da circa 7.300 euro a trimestre nel 2007 a poco più di 6.600 nel corso del 2015. Quanto al lavoro, la caduta dei dati qualitativi e quantitativi nel periodo della crisi è stata "grave": sebbene nel corso del 2015 l’occupazione sia cresciuta "in maniera significativa (secondo i dati Istat 299 mila occupati in più a gennaio 2016 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente) ed è aumentato il numero dei dipendenti a tempo indeterminato, il cammino è ancora lungo. Anche il tasso di disoccupazione è un pò più leggero rispetto a 12 mesi fa: siamo ancora molto lontano dai livelli precedenti la crisi". Dunque, "bisogna lavorare per rafforzare gli impulsi positivi", afferma ancora il sindacato, sottolineando che "ha inciso positivamente la scelta di rendere più conveniente per le imprese il lavoro stabile piuttosto che quello precario; una strategia che per la Cisl va mantenuta e, anzi, rafforzata".

Ma rrivano segnali contrastanti dalle agenzie di rating. Trainato da una "ripresa crescente dei consumi", il Pil in Italia secondo Standard & Poor's è destinato nel 2016 ad attestarsi sul +1,1%, per crescere ulteriormente nel 2017 a +1,3%. Queste le previsioni dell'agenzia di rating, che ha diffuso le stime di Pil, disoccupazione e inflazione per il 2016-2017 riferite all'eurozona. S&P rileva che il tasso di disoccupazione in Italia, da novembre 2015 a marzo 2016 è passato dal 12,1% all'11,9%. A fine 2016 dovrebbe attestarsi sull'11,8%, per poi scendere ulteriormente al 10,2% nel 2017.

Il tasso di inflazione, invece, che oggi è dello 0,1%, nel 2017 dovrebbe crescere fino al +1,2%. Complessivamente, nell'eurozona Standars & Poor's prevede un tasso medio di crescita per il 2017 dell'1,6%, con queste differenze paese per paese: +2,3% in Spagna, +1,9% in Olanda, +1,7% in Germania, +1,6% in Belgio, +1,5% in Francia, +1,3% in Italia.

(Approfondimento domani su Conquiste tabloid)

( 30 marzo 2016 )

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