Venerdì 19 aprile 2024, ore 0:12

Previdenza

L’Ocse scivola sulle pensioni di reversibilità

L’Italia, fa sapere l’Ocse, è il paese con la maggiore spesa per pensioni di reversibilità rispetto al Pil. Lo si legge nell’Outlook Pensions 2018 dell’Ocse in cui si sottolinea come nel nostro Paese nel 2017 si sia speso oltre il 2,5% del Pil per queste pensioni a fronte di una media Ocse dell’1%. Le pensioni di reversibilità sono importanti, sottolinea l’organizzazione parigina, ma servirebbero dei correttivi per evitare che disincentivino il lavoro e avvantaggino le coppie rispetto ai single. I destinatari di una pensione ai superstiti, secondo l’Ocse, ”non dovrebbero averla prima dell’età per il ritiro".

Una visione parziale che non collima con quella del sindacato. Anzi: "Troviamo sconcertante l'affermazione dell'Ocse per cui le pensioni di reversibilità potrebbero ’disincentivare’ la ricerca di un lavoro", afferma in una nota il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga. "Innanzitutto - precisa Ganga - va detto che gran parte dei percettori di pensione di reversibilità sono cittadini e cittadine di età elevata che poco o niente hanno a che fare con le dinamiche del mercato del lavoro e semmai il problema Ocse andrebbe valutato nell’ambito dei cambiamenti della struttura della società italiana che registra un andamento (fortunatamente favorevole) rispetto all’aspettativa di vita. In secondo luogo ci piace ricordare all’Ocse che il contributo versato all’Istituto di Previdenza per le pensioni comprende già in origine la prestazione per i superstiti e non è un caso che la normativa sia indicata secondo l’acronimo IVS dove la “S” sta per l’appunto per superstiti. In terzo luogo, per effetto della legge Dini del 1995 l'importo delle pensioni di reversibilità in Italia è condizionato dal reddito, per cui più alto è il reddito del coniuge superstite meno questi prende per la reversibilità e il taglio è molto rilevante. Infatti per un reddito oltre 3 volte il trattamento minimo (circa 19.800 euro lordi) il taglio dell'assegno è del 25%, oltre 4 volte il taglio è del 40%, e oltre le 5 volte la riduzione raggiunge il 50%. Inoltre - prosegue Ganga - se la pensione ai superstiti è calcolata con il metodo contributivo non c'è alcun diritto all'integrazione al trattamento minimo di pensione”.

(Domani su Conquiste tabloid articolo integrale di Francesco Gagliardi)

( 3 dicembre 2018 )

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