Nel 2016 si stima siano 1 milione e 619 mila le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta, nelle quali vivono 4 milioni e 742 mila individui. Rispetto al 2015 si rileva una sostanziale stabilità della povertà assoluta in termini sia di famiglie sia di individui. L'incidenza della povertà assoluta sale al 26,8% dal 18,3% del 2015 tra le famiglie con 3 o più figli minori, coinvolgendo nel 2016 137 mila 771 famiglie e 814 mila 402 individui; aumenta anche fra i minori, da 10,9% a 12,5% (1 milione e 292 mila).
"Non basta solo indignarsi ed alimentare polemiche sterili o strumentali sull'aumento drammatico della povertà nel nostro paese", ha sottolineato la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. "La povertà non si combatte con gli slogan o con proposte velleitarie dal sapore populista. Occorre che le istituzioni e la politica diano con il contribuito delle parti sociali una risposta concreta e concertata ai bisogni delle persone più deboli, con politiche fiscali che redistribuiscano più equamente il reddito e con un vero e proprio programma di inclusione sociale solo in parte avviato dal Governo negli ultimi mesi grazie anche agli stimoli del sindacato e dell'Alleanza contro le povertà". Per la Furlan "indubbiamente fa riflettere che la povertà sia in crescita in tutte le aree geografiche e soprattutto tra le famiglie più giovani e quelle che hanno più di tre figli. Un dato grave che rispecchia fedelmente l'alto livello di disoccupazione giovanile ed i bassi salari che ci sono nel nostro paese, anche a causa di una pressione fiscale che grava oggi in maniera insostenibile soprattutto sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. Ecco perchè la Cisl ha proposto nel suo ultimo congresso di aprire subito il confronto con il Governo sulla riforma fiscale e di stanziare maggiori risorse finanziarie per contrastare la povertà, potenziando il Reddito d'Inclusione che partirà il prossimo anno e rafforzando la rete dei servizi sociali nel territorio per sostenere tutte le persone che versano in povertà assoluta e favorire il collocamento al lavoro dei più deboli in una logica non assistenziale".
La posizione professionale della persona di riferimento incide molto sulla diffusione della povertà assoluta. E' quanto rileva l'Istat nel report "La povertà in Italia" relativo al 2016. Per le famiglie la cui persona di riferimento è un operaio, l'incidenza della povertà assoluta è doppia (12,6%) rispetto a quella delle famiglie nel complesso (6,3%), confermando quanto registrato negli anni precedenti. Rimane, invece, piuttosto contenuta tra le famiglie con persona di riferimento dirigente, quadro e impiegato (1,5%) e ritirata dal lavoro (3,7%). Come negli anni precedenti l'incidenza di povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio della persona di riferimento: 8,2% se ha al massimo la licenza elementare; 4,0% se è almeno diplomata.
La posizione professionale della persona di riferimento incide molto sulla diffusione della povertà assoluta. Per le famiglie la cui persona di riferimento è un operaio, l’incidenza della povertà assoluta è doppia (12,6%) rispetto a quella delle famiglie nel complesso (6,3%), confermando quanto registrato negli anni precedenti.
Rimane, invece, piuttosto contenuta tra le famiglie con persona di riferimento dirigente, quadro e impiegato (1,5%) e ritirata dal lavoro (3,7%).Persiste la relazione inversa tra incidenza di povertà assoluta e età della persona di riferimento (aumenta la prima al diminuire della seconda). Il valore minimo, pari a 3,9%, si registra infatti tra le famiglie con persona di riferimento ultra sessantaquattrenne, quello massimo tra le famiglie con persona di riferimento sotto i 35 anni (10,4%).Come negli anni precedenti l’incidenza di povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio della persona di riferimento: 8,2% se ha al massimo la licenza elementare; 4% se è almeno diplomata.
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