La sanità italiana gode di cattiva salute. E la causa principale del male è la mancanza di risorse. A lanciare l’allarme sono Cgil, Cisl e Uil, che ieri a Salerno hanno tenuto la propria Assemblea nazionale, a quaranta anni dalla legge 833 sulla costituzione del Servizio Sanitario Nazionale. Un Servizio, che - ha denunciato il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga - è stato fortemente indebolito dai tagli lineari. “La spesa media sanitaria pro-capite in Italia - ha sottolineato Ganga - è di 2.261 euro, a fronte dei 3.509 della Francia e dei 4.200 euro della Germania. Le condizioni della sanità nelle regioni italiane non sono confortanti. Le politiche economiche adottate dai vari governi hanno indebolito fortemente il Ssn”. Secondo i sindacati, i tagli della sanità hanno compromesso le condizioni di accesso ai servizi, soprattutto fra le categorie più deboli e nelle regioni più in difficoltà, aggravando le già importanti diseguaglianze sociali e territoriali esistenti nel Paese e ingenerando differenze fra poveri e ricchi di salute. “La sanità è il settore che insieme a quello previdenziale ha versato il contributo più significativo per il risanamento del bilancio pubblico - ha sottolineato ancora Ganga -. Tra il 2009 e il 2016 il nostro Paese ha ridotto le risorse destinate alla sanità di tre decimi di punto all’anno. Al contrario, nello stesso periodo, la spesa è mediamente cresciuta dello 0,9% in Francia, dell’1% in Olanda e dell’1,8% in Germania. E il futuro non è certamente confortante”. Il segretario confederale ha poi indicato che le previsioni dell’ultimo Def posizionano la spesa sanitaria rispetto al Pil, al 6,4% per il 2019 e al 6,3% per l’anno 2020. “Dati molto inquietanti - ha commentato il sindacalista - se si considera la soglia di allarme del 6,5% fissata dall’Oms, al di sotto della quale, oltre la qualità dell’assistenza e l’accesso alle cure, si riduce anche l’aspettativa di vita delle persone. E tutto ciò a fronte di una spesa sanitaria più bassa di altri Paesi simili al nostro”.