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Statali

Riforma pubblico impiego, partita tra Madia e sindacati per ultimi ritocchi

La riforma del pubblico impiego sta per toccare la meta, il ministero guidato da Marianna Madia sta limando il testo che andrà in Consiglio dei ministri venerdì. Ritocchi per cercare di venire incontro alla posizione dei sindacati, con cui la partita è ancora aperta. Il confronto è iniziato in tarda mattinata, poi è stato sospeso e in serata è ripreso e potrebbe andare avanti e aggiornarsi a domani. Una maratona che ha però un traguardo: l’intenzione del governo è portare il decreto sul nuovo Statuto dei lavoratori pubblici in Consiglio dei ministri venerdì. Le proposte di Cgil, Cisl e Uil toccano diversi punti, dai licenziamenti ai premi, ma il fulcro delle loro richieste sta nel ruolo da riconoscere al contratto, che dovrebbe tornare ad essere la fonte primaria, attraverso cui regolare il rapporto di lavoro per gli statali. Con la riforma Brunetta l’asse si era spostato decisamente a favore delle legge. Sul punto qualche spiraglio dal ministero guidato da Madia ci sarebbe. Restano però da capire gli spazi concreti da riconoscere alla contrattazione sulle diverse materie, dalle carriere alla mobilità. Ancora distanze da colmare, invece, sulla voce da dare ai sindacati in fatto di organizzazione degli uffici, campo oggi di esclusiva competenza dei dirigenti. I sindacati aspirano a un coinvolgimento di sostanza sulle questioni che investono i diritti dei lavoratori. Intanto emerge, da fonte sindacale, qualche indiscrezione sulle risorse da destinare al rinnovo dei contratti. La riforma del pubblico impiego fa infatti da apripista alla riapertura della contrattazione, bloccata da sette anni. Oltre ai 300 milioni della legge di Stabilità 2016, ci sarebbero sul piatto 900 milioni per il 2017 e 1,2 miliardi per il 2018.

Questo il budget necessario per arrivare a mettere in busta paga 80 euro agli statali. La partita sui contratti inizierà dopo la direttiva siglata da Madia, fischio d’inizio ufficiale, e dopo la ripartizione precisa dei finanziamenti da destinare ai rinnovi. Tra marzo e aprile tutto ciò potrebbe concretizzarsi. Tornando alla giornata, tra ’stop and gò l’incontro tra ministero e sindacati si allunga. Prima a palazzo Vidoni sono saliti Cgil, Cisl e Uil, dopo circa due ore hanno lasciato il posto alla Confsal (l’altra confederazione del pubblico impiego che ha sottoscritto l’accordo del 30 novembre). Dopo di che le tre sigle principali sono tornate al tavolo in serata. L'incontro si è concluso l’incontro con l’impegno del ministero a venire incontro alle richieste di Cgil, Cisl e Uil e a dare più spazio ai contratti, rispetto alla legge, anche in tema di valutazione.

Il segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava, ha definito la discussione “utile ed interessante: abbiamo detto quali sono le nostre preoccupazioni, che coincidono con il riportare alla contrattazione le materie che servono a migliorare la qualità dei servizi, dalla flessibilità degli orari al salario accessorio”. Secondo Bernava poi serve “detassare la produttività e inserire il welfare nel secondo livello”. Le novità, ha rimarcato, “devono riguardare tutti i settori della P.a, inclusa la scuola”. La logica da seguire per il sindacalista è quella “dell’accordo del 30 novembre”.

Il lavoro di ritocco dei testi va avanti ma per mercoledì si dovrebbe chiudere con la convocazione di un tavolo con tutti i sindacati.

( 14 febbraio 2017 )

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