La scuola “è il primo anello da rafforzare” ma è anche “una delle carenze della manovra”. E’ un messaggio chiaro quello che Annamaria Furlan lancia dal palco dell'Assemblea unitaria dei sindacati di categoria della scuola, università e ricerca, per le regioni del Nord Italia. Sulla manovra le sigle del settore sono sul piede di guerra. Mancano risorse adeguate per il rinnovo ma mancano le risorse in generale. La rotta presa dal Governo appare, ancora una volta, quella di disinvestire nell’istruzione. “Avere ridotto nella manovra le risorse per impresa 4.0 ed in modo particolare per la formazione è un errore enorme, pessimo che va rimediato - sottolinea la segretaria generale Cisl -. Noi non vogliamo un futuro di disoccupati a causa della digitalizzazione ma lavoratori e lavoratrici che attraverso la formazione possano adeguarsi tranquillamente al cambiamento”.
Per la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, “la legge di Bilancio è senz'anima perché non guarda alle future generazioni”. “Bisogna investire oggi sulla scuola - aggiunge la sindacalista - per poi pensare al futuro”. Gissi punta il dito contro “promesse spot, come il tempo pieno e gli stipendi europei”, spiegando che “non serve pensare alla generalizzazione del tempo pieno se si guarda alle classi sovraffollate del Nord con 28-30 alunni”. Va sottolineato che il costo del tempo pieno per tutti è stimato intorno ai 3 miliardi di euro. Tra l’annuncio e la sua realizzazione c’è dunque un oceano di risorse. Inoltre, attacca Gissi, non si può immaginare “l'idea dello stipendio europeo se si mettono in bilancio 15 euro scarsi pro capite”, perché il gap con gli stipendi europei “va dai 300 ai 700 euro mensili”. I sindacati chiedono quindi “un investimento a medio e lungo termine che aiuti il paese a inquadrare anche le competenze utili per i nuovi lavori”.