Uno sciopero di un'ora alla fine di ogni turno di lavoro. Così, oggi, nei porti italiani si ricorderà l’ennesima tragedia sul lavoro avvenuta pochi giorni fa al Porto San Giorgio di Nogaro, che ha portato alla morte un dipendente di un’agenzia marittima, travolto da un mezzo meccanico. Una protesta proclamata dalle segreterie nazionali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti che chiedono al Ministro del lavoro Giuliano Poletti un incontro urgente affinchè si passi dalle parole ai fatti in tema di sicurezza sul lavoro, in particolare per quanto riguarda l'armonizzazione della normativa portuale con il testo unico e i rischi da interferenze in ambito portuale.
Si allunga, intanto, la scia di sangue che ha caratterizzato il mondo del lavoro in questi primi mesi dell'anno: aveva solo 26 anni l'operaio morto ieri nell'Agrigentino, cadendo da un traliccio. Il giovane, per conto dell’impresa «St sistem srl», si stava occupando - in contrada Graci-Fondachello in territorio di Castrofilippo - della manutenzione del ripetitore quando, per cause che non sono chiare, è scivolato da un’altezza di 30 metri.
“Un giovane operaio ha perso la vita”, le parole su Twitter della leader nazionale Cisl, Annamaria Furlan. “Una tragedia che addolora tutti i lavoratori e il sindacato”, si legge assieme all’annuncio che “saremo in piazza il #PrimoMaggio per dire ora basta. La sicurezza nei luoghi di lavoro è un’emergenza nazionale”. Parole di cordoglio dalla Cisl Sicilia per voce del segretario Mimmo Milazzo e del numero uno del sindacato Cisl delle telecomunicazioni, la Fistel. Per Milazzo, “il tema della sicurezza sul lavoro non può essere la cenerentola del dibattitto politico, in Sicilia e nel paese. Per la sua drammaticità sociale, al governo Musumeci chiediamo di iscriverlo all’ordine del giorno”. “Ci stringiamo alla famiglia del nostro giovane collega morto sul lavoro”, le parole di Ciccio Assisi, segretario della Fistel siciliana per il quale “le indagini sulla morte di Todaro ci auguriamo facciano presto il loro corso. Ma ciò di cui c’è bisogno è un cambiamento culturale che faccia davvero intendere che la sicurezza nei luoghi di lavoro non è un mero adempimento di legge. È un fondamentale strumento di prevenzione. E anche occasione di serenità e benessere per chi lavora”. Per questo, si legge in una nota della Fistel Sicilia, “lanciamo un accorato appello alle parti datoriali, istituzionali e agli organi preposti ai controlli sulla sicurezza affinché non ci si ricordi delle prescrizioni solo quando accadono queste tragedie. Non si può vivere di precariato e morire di lavoro”.