Quattro giorni di lavoro alla settimana, con un’ora in più (9 anziché 8), ma venerdì totalmente libero e stipendio e contribuzione invariati. Accade alla Scopegra di Cassano d’Adda, nel milanese, azienda leader nella produzione di gonfiatori (elettrici, a pedale, a mano) e accessori per il settore nautico, attiva su questo territorio da una cinquantina d’anni. La nuova organizzazione degli orari è contenuta nell’accordo integrativo siglato con il sindacato e partirà, in via sperimentale, da giovedì 1 dicembre per poi restare in vigore fino al 28 febbraio 2023. In quella data, verificati i pro e i contro, si deciderà se renderla stabile o meno. La speranza che funzioni è alta, anche perché il percorso che ha portato alla firma è stato condiviso con i 42 dipendenti in organico.
“Durante uno degli incontri periodici fra i responsabili dei reparti - osserva Giulia Russo, delegata della Femca Cisl di Milano (unica sigla presente), che è entrata in azienda quasi 26 anni fa come operaia e ora è responsabile della logistica - ci siamo interrogati sul tema della sostenibilità ambientale e su cosa si poteva fare per migliorare la qualità di vita dei lavoratori. Così è nata l’idea di provare a ridurre le giornate di lavoro, che è stata poi formalizzata nel contratto di secondo livello. La convinzione di base è che lavorando meglio, responsabilizzando i dipendenti, si alzi anche la produttività. Ci guadagnano noi, ci guadagna l’azienda”.
I punti cardine sono stati preventivamente illustrati in un’assemblea sindacale. L’orario settimanale è distribuito su quattro giorni invece di cinque: dal lunedì al giovedì. La giornata lavorativa viene allungata da 8 a 9 ore, per un totale complessivo di 36, ma lo stipendio è pieno, perché viene calcolato sulle 40 previste dal contratto nazionale della gomma-plastica. Allo stesso modo i contributi previdenziali sono versati integralmente. Intatte anche le ore di permesso e le ferie. L’intesa si applica sia nei reparti produttivi che negli uffici.
I lavoratori acquisiscono più tempo libero, l’azienda (che è di proprietà italiana) risparmia sui costi delle bollette energetiche, mai così alte come in questo periodo, e confida che la produttività non ne risenta, ma anzi migliori.
“Perché ho accettato questa proposta? Semplicissimo - ha spiegato a Repubblica.it l’amministratore delegato, Artemio Affaticati - passando da 40 a 36 ore, di fatto, riduciamo l’orario di lavoro del 10%: un recupero di produttività del 10% è facilmente ottenibile se tutti si sentono parte dell’azienda, se si sentono a loro modo imprenditori. In più abbiamo un altro vantaggio rispetto alla opportunità di acquisire nuove conoscenze: le persone non devono solo conoscere i processi e la tecnologia, ma devono avere una cultura di alto livello e per acquisirla serve tempo. Non è lavorare meno e lavorare tutti, ma lavorare meglio e lavorare tutti”.
La Scoprega ha un fatturato consolidato annuo che varia fra i 20 e i 25 milioni di euro, per il 70% frutto di esportazione sui mercati esteri. L’azienda è anche nota per avere solo auto elettriche e produrre gran parte dei manufatti con plastiche e alluminio riciclati.
Mauro Cereda