Dopo sedici incontri tra Aran e sindacati, il rinnovo del contratto della sanità è entrato in una fase decisiva. Le sigle del comparto, come è noto, sono su posizioni diverse. Ma i margini di negoziato sono ormai esigui. Anche perché, come ha ribadito ieri il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, il Governo non stanzierà risorse aggiuntive sui contratti per la sanità. “L'ostruzionismo di Cgil e Uil - spiega Zangrillo in un’intervista a La Stampa - è tutto politico, Landini esprime le sue aspirazioni sui tavoli negoziali. Considero abbastanza surreale che ci siano dei sindacati che fanno ancora ostruzionismo. Questa è la prima volta nella storia repubblicana che un governo mette 20 miliardi sui contratti pubblici in due manovre di bilancio che insieme valgono circa 60 miliardi, garantendo la continuità contrattuale e non proroghe che durano due-tre anni”. Secondo Zangrillo “Landini avrà aspirazioni per il suo futuro e le sta esprimendo ai tavoli, e tutto questo a danno dei lavoratori”. “Dicono ‘no’ a risorse stanziate - aggiunge - e allo stesso tempo ci chiedono il salario minimo”. Come detto, i margini di manovra sono stretti. Ma un accordo è alla portata. Il prossimo incontro è previsto il 18 giugno.
La Cisl Fp punta a chiudere la trattativa velocemente, ribadendo che “il personale ha diritto a ottenere arretrati, aumenti retributivi, nuove tutele e riconoscimenti attesi da troppo tempo”. Pur nei limiti delle risorse disponibili, ricorda la sigle cislina, il negoziato ha raggiunto obiettivi concreti: una rivalutazione salariale con aumenti medi del 7%, l’aggiornamento delle indennità, nuovi strumenti per tutelare il personale vittima di aggressioni, norme più favorevoli sulla conciliazione dei tempi di vita e lavoro e un rafforzamento della carriera professionale. Chi continua a ostacolare il rinnovo, denuncia la Cisl Fp, “impedisce tutto questo e crea un danno ingiustificabile ad oltre 580.000 dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale”.
Per il rinnovo, dunque, sono giorni decisivi. Giorni nei quali, tra le altre cose, si sta tentando di verificare con le Regioni la possibilità di affinare alcuni aspetti, come la valorizzazione dell’elevata qualificazione, l’organizzazione dei turni per il personale over 60 o la flessibilità per i nuclei monoparentali. Ma l’obiettivo, ribadisce Cisl Fp, ora deve essere uno solo: “lavorare tutti insieme, senza divisioni e tatticismi, per chiudere il contratto e dare certezza ai lavoratori”. Continuare a rimandare, ricorda il sindacato, significa “rischiare di perdere tutto”, incluse le proroghe di istituti come le progressioni verticali in deroga, e “rinviare ancora l’apertura del tavolo per il contratto 2025-2027, per il quale le risorse sono già disponibili”.
Ilaria Storti